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Brexit, Londra è nel caos: il governo perde pezzi. La May: "Accordo giusto"

Si dimettono sette membri dell'esecutivo. I conservatori sono pronti a chiedere la sfiducia

Brexit, Londra è nel caos: il governo perde pezzi. La May: "Accordo giusto"

Sulla Brexit l'esecutivo si sfalda, la sterlina perde un punto percentuale sui mercati, ma Theresa May continua per la sua strada. Il giorno dopo aver annunciato il via libera dei suoi ministri al documento concordato con Bruxelles, la premier inglese ha affrontato una delle sue giornate più difficili con l'addio di almeno sette componenti dell'esecutivo. Alle 9 del mattino il primo ad annunciare le dimissioni è stato Dominic Raab, ministro per la Brexit già il secondo dopo la partenza di David Davis - seguito a ruota da Esther McVey, ministro per il Lavoro e le Pensioni e da altri due ministri junior, Suella Braveman e Shailesh Vara. Ed è sicuramente l'abbandono di Raab a colpire di più, visto il suo diretto coinvolgimento nel documento di 500 pagine che illustra l'accordo nei dettagli. «Ho combattuto fino all'ultimo per un buon accordo ha spiegato Raab ai giornalisti ma i termini proposti nella riunione di gabinetto di mercoledì contengono due difetti fondamentali. Il primo è che la proposta fatta dall'Europa minaccia l'integrità del Regno Unito e il secondo è che accettare questi termini ci porterebbe alla sottomissione permanente a un regime in cui non avremmo diritto di parola sulle regole applicate. Sarebbe un approccio dannoso per l'economia ha concluso Raab ma devastante per la fiducia dell'opinione pubblica nel nostro sistema democratico».

In mattinata May ha presentato il documento in Parlamento e per tre ore buone è rimasta sulla graticola, ferocemente attaccata da una pioggia di critiche, molte delle quali provenivano da deputati del suo stesso partito. E subito dopo, il leader dei Brexiteers più estremisti, Jacob Rees Mogg ha annunciato di aver presentato una lettera di sfiducia nei confronti di May per costringerla ad affrontare un voto sulle dimissioni. Sono necessarie 48 richieste e il numero sembra raggiunto: tanto che si potrebbe votare già martedì. Ma il primo ministro si è sempre definita «una combattente», e anche ieri, quando si è presentata alla conferenza stampa del pomeriggio, ha subito chiarito che non aveva alcuna intenzione di farsi da parte. «Leadership significa prendere le giuste decisioni, non quelle più facili ha commentato . Il mio lavoro è raggiungere l'accordo per il quale la gente ha votato e penso che questo lo sia». May ha difeso punto per punto il documento in cui ha detto di credere «con ogni fibra del mio essere», perché protegge l'interesse nazionale, i posti di lavoro e il futuro del popolo britannico. «Il mio approccio è stato mettere davanti a tutto l'interesse della nazione ha spiegato May sicuramente non i miei interessi politici. Non giudico severamente i miei colleghi che hanno cercato di fare lo stesso, ma sono giunti a conclusioni diverse, ognuno deve fare ciò che pensa sia giusto».

Per quanto riguarda il successore di Raab al ministero per la Brexit, si è fatto il nome di Michael Gove, attuale segretario per l'Ambiente. Raggiunto dai giornalisti Gove ha dichiarato che prenderà in considerazione l'offerta, ma che nel caso accettasse, l'approccio nei confronti di Bruxelles dovrebbe essere completamente diverso. Nel frattempo sembra confermato il meeting straordinario del 25 novembre per la ratifica dell'accordo, ma è certo che a May servirà anche l'appoggio del Labour per farlo accettare dal Parlamento.

Arduo, dato che ieri il leader Jeremy Corbyn ha definito il documento «un pasticcio».

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