Politica

Brexit, senza accordo Pil giù di 9 punti

In ogni caso il Paese sarà più povero. «No deal»? Peggio della crisi

Erica Orsini

Londra Comunque vada a finire, la Brexit non sarà un affare per il Regno Unito. Forse politicamente il Paese sarà più libero, ma certo sarà più povero. È quello che rivelano gli ultimi dati governativi del ministero del Tesoro sulla tendenza dell'economia britannica nei quindici anni che seguiranno l'uscita di Londra dall'Unione europea. Dati che sono comunque negativi, che il divorzio sia consensuale oppure no. A variare sono soltanto le percentuali di perdita.

Secondo il documento di 83 pagine diffuso ieri, in caso di accordo il Pil subirebbe una riduzione del 3,9%, mentre la contrazione arriverebbe al 9,3% se lo strappo fosse totale. Non si capisce però per quale ragione queste previsioni si riferiscano all'accordo siglato in luglio a Chequers e non a quello finale appena definito a Bruxelles. Nel documento i dati non vengono tradotti in ammontare di denaro, ma qualche agenzia di esperti ha provato a farlo e il risultato è sconfortante. Anche nella migliore delle ipotesi, una riduzione del 3,9% sarebbe pari a 100 miliardi all'anno in meno fino al 2030. Questo non significa che l'economia non continuerebbe a crescere, ma il saldo sarebbe comunque in perdita. L'impatto peggiore si avrebbe in caso di un mancato accordo, come ha confermato ieri in serata anche la Banca d'Inghilterra. La sterlina precipiterebbe e in assenza di un periodo di transizione l'economia potrebbe registrare una contrazione immediata dell'8%. Sul mercato immobiliare i prezzi potrebbero ridursi del 30%, facendo precipitare il Paese in una recessione peggiore dell'ultima crisi finanziaria.

In ogni caso, rimanere nell'Unione europea sarebbe stata l'opzione migliore ed è interessante osservare come solo ora il Tesoro abbia deciso di diffondere questi dati. I quali offrono, almeno in parte, un appiglio alla signora May che entro il prossimo 11 dicembre deve convincere il Parlamento ad appoggiare l'accordo siglato a Bruxelles qualche giorno fa. Il primo ministro, che ieri si è recata in Scozia per illustrare il documento e che ha persino scritto una lettera per cercare di guadagnarsi il supporto dell'opinione pubblica, è perfettamente consapevole che la battaglia non è ancora vinta. I Brexiteers più estremisti però sembrano aver capito il gioco e hanno subito archiviato i dati di ieri come fuorvianti. L'ex ministro per la Brexit David Davis rimane convinto che andarsene sbattendo la porta sia ancora la scelta migliore.

«Le previsioni del ministero del Tesoro in passato non si sono mai rivelate giuste ha detto ieri anzi sono spesso state drammaticamente inesatte e anche questi dati fanno solo parte della propaganda del governo a favore dell'accordo».

Commenti