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Bruciò una bandiera della Lega: un antagonista è assolto per un cavillo

Nel 2009 un antagonista incendiò una bandiera del Carroccio in piazza Castello a Torino: fu condannato ma ora la Cassazione ribalta tutto

Bruciò una bandiera della Lega: un antagonista è assolto per un cavillo

Alla fine se l'è cavata con un'assoluzione. Un antagonista di 38 anni originario di Torino è stato assolto dalla Cassazione pur avendo bruciato una bandiera della Lega Nord a causa di un cavillo giuridico.

Era l'ottobre del 2009 quando nel capoluogo piemontese il Carroccio allestì un banchetto in piazza Castello. Immediata scattò la contestazione della sinistra e il dissenso sfociò in un parapiglia fra i leghisti e i dimostranti antifascisti. Fra questi ultimi anche il 38enne che venne sorpreso a bruciare una bandiera del partito che oggi è di Matteo Salvini.

All'epoca, mentre alcuni suoi compagni venivano processati e poi condannati per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale, l'uomo venne condannato a 200 euro di multa per "danneggiamento semplice".

Tuttavia nel frattempo il reato è stato modificato con un decreto legislativo del 2016 che lo ha reso di fatto inapplicabile a quell'episodio del rogo della bandiera. Ed oggi gli ermellini hanno potuto assolvere il piromane del vessillo leghista. Grazie ad un cavillo.

Appena pochi mesi fa un'altra bandiera del Carroccio era stata bruciata durante una manifestazione della sinistra a Milano.

Per questo episodio più recente, però, non si hanno notizie di querele e conseguenti indagini in corso.

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