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Bruxelles si schiera con la Francia. Di Maio: "Macron ci chiamò lebbra"

Il vicepremier insiste. E Conte precisa: parla da capo dei 5 Stelle

Bruxelles si schiera con la Francia. Di Maio: "Macron ci chiamò lebbra"

«Gilet gialli, non mollate!» continua a ripetere Luigi Di Maio nonostante lo scontro diplomatico. Il post di lunedì scorso con cui il leader Cinquestelle ha cercato di arruolare il movimento di protesta anche violenta che sta mettendo a ferro e a fuoco la Francia ha già scatenato un caso a livello europeo, arrivando a Bruxelles. «Il presidente Macron e le autorità francesi hanno la nostra piena fiducia per mettere in campo il programma per cui il Presidente è stato eletto dal popolo francese» ha detto il portavoce della Commissione europea, Margaritis Schinas, prendendo le parti di Parigi, pur senza voler entrare ulteriormente nel merito dello scontro con Roma.

Di Maio ha ignorato l'invito già arrivato il giorno prima a non interferire. Anzi, ha alzato il tiro sul presidente. «Macron, parlando del nostro governo, ci aveva paragonato alla lebbra: li vedete crescere come una lebbra, un po' ovunque in Europa, in Paesi in cui credevamo fosse impossibile vederli riapparire» ha detto, invitando a «non dimenticare». Fonti dell'Eliseo evitano di commentare ma fanno sapere che il loro interlocutore resta il premier. E Giuseppe Conte a Porta a Porta precisa: «Credo che anche il governo francese capisca che queste affermazioni Di Maio le fa come leader dei 5 Stelle, piuttosto che come ministro e vicepremier»

Ma la battaglia italo- francese sui gilet jaunes non è conclusa. «Non sono sicura che occuparsi dei gilet gialli abbia a che fare con il benessere del popolo italiano» ha insistito la ministra francese per gli Affari europei, Nathalie Loiseau, che ha poi incontrato il ministro degli Esteri italiano, Enzo Moavero Milanesi. Di Maio ha anche accusato la Francia di favorire migrazioni verso l'Italia: «Quanta ipocrisia. Il popolo francese chiede cambiamento e maggiore ascolto delle loro esigenze. È chiaro che qualcosa deve cambiare. Ad esempio smettere di impoverire l'Africa con politiche colonialiste, che causano ondate migratorie che l'Italia si è trovata più volte ad affrontare da sola».

Così i giubbotti gialli catarifrangenti diventati simbolo della protesta fiscale e sociale francese continuano ad avere il pieno sostegno del M5s.

Di Maio, checché ne pensino gli interessati, vede affinità elettive tra la nascita dei 5 Stelle, nel 2009, e le proteste gialle iniziate alla fine dell'estate scorsa con una petizione contro l'aumento dei carburanti e diventate rivolte arrivate a causare dieci morti.

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