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A Bruxelles siamo minoranza Tria perde la battaglia araba

Il ministro all'Ecofin preme per escludere gli Emirati dalla black list di paradisi fiscali. Con lui solo l'Estonia

A Bruxelles siamo minoranza Tria perde la battaglia araba

Gli interessi dell'Italia non sono mai stati in cima ai pensieri dell'Europa e anche ieri è andato in scena un copione ben conosciuto ai governi di tutti i colori che sono andati a Bruxelles e hanno cercato di influenzare le relazioni internazionali Ue.

L'Ecofin ha aggiornato la black list dei paradisi fiscali e dei paesi non cooperativi. Sono stati aggiunti cinque paesi, compresi gli Emirati Arabi Uniti, che l'Italia non avrebbe voluto includere nella lista di 15 paesi nata nel 2017 sull'onda emotiva dei Panama Papers. Nella lista nera dell'Ue ci sono cinque conferme: Isole Samoa americane, Samoa, Guam, Trinidad e Tobago e Isole Vergini. Poi le nuove entrate: Aruba, Belize, Bermuda, Fiji, Oman, Vanuatu, Dominica, Barbados, Emirati Arabi Uniti e Isole Marshall.

L'Italia ha fatto pressing per escludere Abu Dhabi dalla lista nera ma non ha posto il veto come avrebbe potuto, ha spiegato il ministro il ministro dell'Economia Giovanni Tria. «Abbiamo espresso una opinione sul fatto che gli Emirati Arabi Uniti hanno già presentato alla Commissione europea una legislazione che deve essere approvata nel rispetto di ciò che la Ue richiede». La federazione di emirati, insomma, ha già sottoposto all'Ue leggi che dovrebbero servire a farla uscire dalla lista «grigia» dove si trovava fino a ieri.

L'inclusione nella lista nera è solo temporanea. «Tutto sarà risolto non appena questa legislazione sarà approvata e quindi gli Emirati se oggi entrano nella lista ne usciranno subito dopo», ha spiegato Tria.

Il ministro dell'Economia italiano è riuscito a fare passare un emendamento che sabilisce che gli Emirati Arabi Uniti saranno tolti dalla black list quando approveranno le norme allineate agli standard internazionali di trasparenza e buona governance fiscale.

A sbarrare la strada all'Italia è stata soprattutto la Francia. Il ministro delle Finanze francese, Bruno Le Maire si è opposto alla possibilità di rinviare la scelta. «La Francia vuole che la lista nera sia adottata oggi», ha detto Le Maire. Secondo fonti francesi ieri era «troppo tardi» per modificare la lista.

Oltre all'Italia solo l'Estonia era a favore del rinvio. Nel nostro caso pesano gli interessi economici e i legami tra i due paesi. Il premier Giuseppe Conte in novembre è andato in missione negli Emirati, dove sono attivi gruppi italiani come Eni, Sapiem, Fincantieri e Intesa San Paolo. In particolare l'Eni ha stretto accordi con gli Emirati e recentemente ha investito più di tre miliardi di dollari in una raffineria.

I legami con gli Emirati arabi uniti non sono una novità del governo gialloverde. La compagnia di bandiera Etihad ha rilevato Alitalia nel precedente salvataggio. Tra i due paesi ci sono ancora strascichi di un'altra vicend: il leasing del cosiddetto Air force Renzi, ordinato dall'ex premier di centrosinistra per farne l'aereo della Presidenza del consiglio. Il governo Conte ha stracciato il contratto e rischia di dovere pagare una penale salata. È di pochi giorni fa la notizia che Ethiad ritiene illegittima la decisione italiana di porre fine al leasing.

Il Tar aveva dato ragione al governo, ma la compagnia degli emirati porterà avanti il ricorso.

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