Politica

La bufala su Catricalà e l'incubo che ritorna

Il caso Consulta e le trame europee

Il viceministro allo Sviluppo economico, Antonio Catricalà
Il viceministro allo Sviluppo economico, Antonio Catricalà

Mentre avanza lo spettro del commissariamento del Paese da parte dell'Europa, opinionisti e non pochi politici si sono appassionati al caso Catricalà, cioè la bocciatura in Parlamento, anche per mano dei deputati di Forza Italia, del professore candidato da Berlusconi alla Corte costituzionale. «Forza Italia si spacca», «Rivolta contro Berlusconi», «Salta il patto Berlusconi-Renzi» e frasi simili campeggiavano ieri sui principali giornali.

Personalmente sono dispiaciuto che Antonio Catricalà, persona di valore, sia stato impallinato, per di più da mano amica, ma non penso proprio che ciò possa diventare un problema per il Paese e neppure essere indizio di sfascio in Forza Italia. Da sempre, a destra come a sinistra, la nomina di membri della Consulta (che richiede i due terzi dei voti e quindi complicate alleanze) è terreno di caccia di bande trasversali ai partiti più o meno mascherate, di lobby che si contendono lo scranno a suon di veti, imboscate e vendette. Nel 2008 - per fare un esempio - Berlusconi non riuscì a far eleggere il suo candidato, l'avvocato Pecorella, nonostante il centrodestra disponesse sulla carta di una maggioranza bulgara.

Semmai, il caso Catricalà dà un ulteriore indizio dell'incoscienza e della miopia della classe politica, che non si sta rendendo conto che ben altro intrigo si aggira attorno, e forse già dentro, i palazzi del potere: il commissariamento del Paese da parte dell'Unione europea. Non è una esagerazione, il rischio di perdere la sovranità nazionale e diventare una colonia della Germania è cosa concreta. Gli stracci che stanno volando tra Renzi, Padoan e i nuovi ministri europei sono soltanto la punta dell'iceberg.

Già due volte siamo stati sull'orlo di capitolare. La prima nell'estate del 2011, quando in una riunione ristretta e riservata di capi di Stato (presente anche Obama), a Berlusconi furono offerti cento miliardi di euro per affidare l'Italia al Fondo monetario internazionale. La seconda - lo racconta l'ex ministro Giulio Tremonti - fu pochi mesi dopo: alti funzionari europei si erano installati in alberghi romani in attesa di una telefonata che doveva dare il via libera a insediare a Palazzo Chigi una troika di super commissari mandati da Bruxelles.

Siccome non c'è due senza tre, e poiché le cose da allora sono solo peggiorate, stiamo in campana. Altro che caso Catricalà.

La tenuta di Forza Italia dovrà essere misurata in ben altre partite.

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