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Bufera sui Pos, irregolare un negozio su due

Bufera sui Pos, irregolare un negozio su due

Siamo il Paese del cavillo da scovare per aggirare la legge. Stavolta nemmeno quello, fantasia e italico ingegno possono riposare sereni nel cassetto per evenienze migliori. È la legge stessa a non prevedere sanzioni per chi sgarra, nello specifico quella che obbliga aziende e artigiani a dotarsi di Pos per i pagamenti superiori a 30 euro. E dunque stenta a decollare il piano studiato dal governo per la dotazione di massa di macchinette per bancomat e carte di credito.

I dati di Confesercenti e Cna lasciano pochi dubbi. L'ultima pensata anti evasione fiscale dall'esecutivo funziona a singhiozzo. Soltanto tra i 600 e i 700mila esercenti si sono dotati del sistema che consente ai clienti di pagare con carte di credito e debito sui circuiti Visa, Maestro e Mastercard. In totale sono in regola circa 2,2 milioni di imprese a fronte di una platea di 5 milioni di operatori. Poco meno della metà. Oltre all'assenza di sanzioni per chi si adegua, l'altro fattore che rema contro la diffusione dei Pos è il costo dell'apparecchiatura a carico dell'azienda, che la rende anti economica. Per installazione e attivazione se ne vanno tra i 100 e i 150 euro. Poi c'è il canone mensile che, per i terminali più innovativi, si aggira in media intorno ai 2-5 euro (25-60 euro l'anno), mentre per le apparecchiature tradizionali la media è di 10-15 euro (120-180 euro l'anno). Infine le commissioni: 1,5-2% sul volume delle transazioni oppure la formula di un sovrapprezzo compreso tra 25 e 40 centesimi per ogni operazione. Farsi pagare in moneta elettronica non è così conveniente. L'Abi assicura che, insieme alla diffusione del sistema, anche i prezzi scenderanno.

La politica non sta a guardare. Palazzo Chigi insiste convinto della bontà della novità, Forza Italia minaccia l'ostruzionismo in Aula, parla di «pizzo virtuale» e presenta un emendamento al decreto Competitività alla Camera per eliminare l'obbligo di Pos. Una norma, sostengono Renato Brunetta, Mariastella Gelmini e Gregorio Fontana, che «sta creando notevoli disagi a commercianti, artigiani e liberi professionisti. I costi di installazione e gestione incidono in maniera molto significativa sul fatturato e risultano proibitivi per molti piccoli e medi imprenditori, come denunciato anche dalle associazioni di categoria. La legge non può imporre agli imprenditori un costo insostenibile dovuto alle alte commissioni bancarie previste». Posizione che il Pd bolla come «mera propaganda».

Al ministero dell'Economia è aperto un tavolo, altro sport nazionale, con Abi, Bankitalia e Consorzio Bancomat. Incontri al momento: due. Risultati noti: nessuno.

Imprese e artigiani attendono fiduciosi.

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