Cronache

Addio alla gatta capostazione. Il Giappone in lutto per Tama

Aveva salvato dal fallimento la linea di Kishigawa. In tremila al funerale

Addio alla gatta capostazione. Il Giappone in lutto per Tama

Le chat est mort, vive le chat. Il Giappone piange la dipartita di Tama, la gatta-supercapostazione che aveva salvato dal fallimento i 15 chilometri scarsi della ferrovia Kishigawa grazie alla sua popolarità, ma ha già scelto la sua erede.

Nominata capostazione a gennaio 2007, la micia tricolore aveva attirato migliaia di curiosi-passeggeri. Già, perché chiunque volesse vedere il felino in azione col suo mini-cappello da ferroviere, era costretto a prendere il treno (uno dei quali «decorato» con i colori di Tama), a causa della mancanza di parcheggi nei pressi della stazione di Kishi, il cui edificio è stato ricostruito nel 2010 per farlo assomigliare al felino. Complessivamente, negli otto anni e mezzo di onorato servizio, Tama avrebbe contribuito all'economia locale per più di 8 milioni di euro, anche grazie allo sfruttamento della sua immagine per il merchandising.

Con questi risultati, non stupisce che quando lo scorso 22 giugno Tama è passata a miglior vita, alla rispettibile età di 16 anni, la compagnia proprietaria della ferrovia (della quale la gatta era divenuta vicepresidente) le abbia dedicato un funerale in stile scintoista, al quale hanno preso parte tremila persone, riservando alla gatta gli onori di una divinità e il titolo perpetuo di «onorevole capostazione eterna». Quanto al futuro, la ferrovia non dovrebbe temere ripercussioni dalla scomparsa della micia: è ancora in servizio la sorella 15enne di Tama e sua assistente in stazione, Chibi, e inoltre dal gennaio del 2012 la «supercapostazione» felina poteva contare anche su un'apprendista, la gatta Nitama (la seconda Tama), designata dalla società per la successione della popolare mascotte.

D'altra parte la smodata passione per i gattini non è un fenomeno solo sui social network. Anche nel Paese che ha inventato gli ormai ultraquarantenni Doraemon ed Hello Kitty l'importanza dei gatti nella cultura popolare è un fatto assodato. Tanto da rendere credibile la celebre bufala dei «bonsai kitten», i gatti in bottiglia opera di un fantomatico scienziato nipponico che nel 2001 suscitarono sdegno e scandalo in tutto il mondo, prima che si scoprisse che il sito web sui mici sotto vetro altro non era che una burla ideata da un gruppo di studenti del Mit di Boston. Per testimoniare la passione dei giapponesi verso i gatti si può cominciare dal «maneki neko», le statue del «gatto che chiama» popolarissime in case e templi del Paese del Sol Levante, la cui zampetta - levata anch'essa, e spesso semovente - ormai saluta immancabilmente anche gli avventori dei ristoranti giapponesi di tutto il mondo. Per non dire dei «neko café», ossia i bar felini, diffusi da una decina d'anni a Tokio e in tutto il Paese (ed esportati pure in Italia), nel quale gli avventori possono prendersi una pausa in un ambiente popolato da decine di gatti, sfogliando un catalogo che rivela nomi e curiosità di ogni singolo micio e potendo giocarci e nutrirli. Ovviamente a pagamento.

Molto popolari in Giappone come mete turistiche anche le isole dei gatti. Aoshima, il «paradiso dei mici», dove al crollo dei residenti (una quindicina) ha fatto da contraltare l'impennata demografica felina, e Tashirojima. Qui gli abitanti felini sono molti di più rispetto agli umani, dediti soprattutto alla pesca per la gioia dei baffuti quattrozampe. La locale colonia è il retaggio di un primo blocco di mici portato sull'isola un paio di secoli fa, quando l'economia locale si basava sulla sericoltura, e per proteggere i bachi dai topi ci si rivolse al loro nemico naturale. Da allora i gatti proliferano, e i pescatori hanno anche costruito un tempio al centro dell'isola, Neko-jinja, dedicato al «dio gatto» che si dice assicuri buona pesca e protegga gli uomini in mare. Forse anche dal mare.

Tashirojima è stata colpita dal terremoto e dal conseguente tsunami del 2011, e non solo non si sono registrate vittime tra umani e felini, ma addirittura proprio questi ultimi, secondo alcuni (c'è anche un miagolante video su youtube), avrebbero dato l'allarme con il loro evidente nervosismo.

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