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Quel business nato dal fallimento di Mare Nostrum

Altro che accoglienza e solidarietà: gli immigrati sono un affare su cui lucrare

Quel business nato dal fallimento di Mare Nostrum

Milano Il dubbio viene. E non può essere altrimenti. Partendo dai fatti. In Comune a Roma, c'è chi ha spinto per fare arrivare in città quasi 3mila rifugiati anziché i 250 previsti dallo Stato. Solo e soltanto per lucrarci sopra, in quel gioco di intrecci tra malavita e politica che ha preso l'epiteto di Mafia Capitale. Numeri importanti, 3mila disperati sui quali guadagnare soldoni, in spregio a parole come solidarietà, accoglienza e tutte quelle che per anni hanno riempito le bocche di chi, invece, puntava unicamente a riempirsi il portafoglio. Tremila persone. Tante, tantissime. Ma un numero irrisorio rispetto ai circa 150mila immigrati sbarcati sulle nostre coste dall'inizio dell'operazione Mare Nostrum. Da qui il dubbio. Possibile che nessun altro, in seno ai vari organi preposti all'accoglienza, la gestione, l'organizzazione dell'emergenza immigrazione, non sia collegato con l'organizzazione criminale palesatasi a Roma? Possibile credere che nessuno abbia mangiato da quell'enorme torta fatta di sbarchi, morte e disperazione? Verosimile credere che ad ogni barcone che si avvicinava alle nostre coste non ci sia stato qualcuno che si sfregava le mani sapendo di poter trasformare un dramma in un business? Il dubbio viene, eccome.

Proprio nei giorni in cui si dà l'addio a Mare Nostrum, il «benvenuto» a Triton, ci si interroga sul senso di Frontex, con l'Unione europea che dovrebbe gestire l'emergenza e con cui, invece, scarica tutti i problemi ancora sull'Italia. E con il ministro dell'Interno Alfano che, una volta di più, rimane col cerino in mano. Risultato. Ancora sbarchi e ancora tragedie. Ieri l'ultimo bollettino di guerra. Altre 17 persone sono morte, probabilmente per ipotermia, e altre 76 soccorse e salvate dalla Capitaneria di porto. Erano su un barcone al largo delle coste libiche, col sogno di approdare in Italia.

«Piangiamo le vittime», commenta Alfano. E lui piagnucola, inutilmente, verso l'Europa. E anzi si compiace di questo, solo teorico, cambio di rotta. «Questa è un'operazione totalmente a carico dell'Italia, costata alle casse italiane 114 milioni di euro, mentre Triton ci costa zero euro, è a carico dell'Europa che bene ha fatto ad occuparsi della frontiera europea», spiega Alfano, subito smentito però dalla portavoce della Commissione europea Natasha Bertaud che stronca ogni entusiasmo. «Triton non sostituisce Mare Nostrum - sentenzia - L'operazione è stata concepita per aiutare gli sforzi dell'Italia, ma non sostituisce né rimpiazza le obbligazioni italiane nel monitoraggio e nella sorveglianza delle frontiere esterne dell'area Schengen». Tutti fatti nostri, quindi. Esattamente come prima. Con il relatore speciale dell'Onu Francois Crepeau che lancia l'allarme. «Senza un'operazione come Mare Nostrum l'estate prossima migliaia di persone continueranno a morire».

Non c'è bisogno di aspettare l'estate prossima. La mattanza continua, senza sosta. Ma qualcuno, da qualche parte, si starà sfregando le mani.

Ancora.

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