Coronavirus

Vaccino anglo-italiano c'è l'ok degli esperti: "Ottime le premesse il più vicino alla cura"

C'è il parere positivo pure dell'Istituto superiore di sanità. Rezza la definisce "una ricerca promettente". Primi "trial" su 550 volontari Possibili tempi veloci perché sono già noti indirettamente anche gli effetti collaterali Usa

Vaccino anglo-italiano c'è l'ok degli esperti: "Ottime le premesse il più vicino alla cura"

Effetti collaterali indirettamente già testati e buona risposta immunitaria. Giovanni Rezza, capo del dipartimento malattie infettive dell'Istituto superiore di Sanità, sempre molto cauto nel dare speranze che non si fondino su precise evidenze scientifiche conferma grande interesse per lo studio sul vaccino per il Sars Cov 2 che vede la collaborazione dell'Istituto Jenner dell'Università di Oxford e la Advent srl, società Irbm che ha sede a Pomezia. Gli studi per mettere a punto una profilassi efficace nei confronti del Covid 19 si stanno moltiplicando nel mondo, sono circa una trentina, ma questo in particolare potrebbe avere un asso nella manica per arrivare prima degli altri perché, spiega Rezza, «sfrutta una piattaforma già utilizzata per gli studi su Ebola e altri virus». E dunque è possibile un'accelerazione.

Il meccanismo anti coronavirus è «molto interessante» ed è già stato sperimentato in passato. Si utilizzano gli adenovirus associati presenti sia negli animali, ad esempio le scimmie, sia negli uomini. Sono particolarmente indicati nello studio sui vaccini perché in un certo senso sono difettosi: non replicano, in sostanza non riescono a infettare l'organismo in modo produttivo. Però, precisa Rezza, una volta iniettati «aiutano a evocare gli anticorpi, scatenano una risposta dell'organismo».

La piattaforma è quella già utilizzata per gli studi precedenti su Ebola ma anche Sars e Mers, i due coronavirus che già avevano tenuto il mondo col fiato sospeso ma la cui diffusione perlomeno in Europa era stata davvero contenuta. Dunque proprio per questo una volta arrivati alla fase uno della sperimentazione sull'uomo la speranza che si possa procedere molto in fretta si fonda sul fatto che gli effetti collaterali, che possono rivelarsi in molti casi un ostacolo insormontabile alla realizzazione del vaccino, sono già noti e testati nella precedente piattaforma. E sicuramente è già stato evidenziato con gli studi precedenti che la risposta immunitaria è buona. Certo, frena Rezza, rispetto al Covid 19 non è ancora chiaro quanto dura e quanto è forte questa risposta immunitaria perché, precisa «ci sono state recidive». Dunque occorre capire quanto la risposta sia forte e duratura e quanto a lungo gli anticorpi rappresentino una protezione. Ma questo è un dubbio che pesa su tutti i vaccini in studio al momento. Rezza ricorda che sono già 5 i candidati vaccini in fase clinica 1, l'inizio della sperimentazione sull'uomo che prevede tre fasi prima dell'autorizzazione e un quarta di monitoraggio quando il vaccino è già disponibile. Due sono allo studio in Usa presso il National Institute of Allergy and Infectious Disease e Coalition for Epidemic Preparedness Innovations (Cepi) - Inovio Pharmaceuticals. Gli altri sono stati annunciati da Pechino: uno viene studiato presso l'Accademia di Scienze Mediche Militari e poi i due studi clinici di Shenzhen presso il Geno-Immune Medical Institute.

La domanda che si fanno tutti è quando saranno pronti. Rispetto allo studio Jenner e Advent Rezza ritiene che potrebbe arrivare in tempi relativamente brevi per questo genere di studi, ovvero entro l'anno. «Le premesse sono buone e dunque si potrebbe procedere velocemente», riflette Rezza che non azzarda date per la disponibilità a livello mondiale.

Solo con il vaccino potremo tornare a una vita «normale». Rezza infatti tiene a ribadire che al momento non esiste un «liberi tutti», auspicando pure che il processo di graduale riapertura sia uguale per tutte le regioni italiane. Anzi per gli epidemiologi dovrebbe essere uguale almeno in tutta Europa mentre vediamo che ognuno procede in modo autonomo. «In Italia la fase due non è iniziata - avverte Rezza - Dobbiamo abituarci all'idea di indossare le mascherine, di tenerci a distanza gli uni dagli altri e di lavarci spesso le mani.

Il virus continuerà a stare in mezzo a noi anche quando il lockdown sarà terminato».

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