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C'è posta per Tria: i mercati non vogliono la "manovra Di Maio"

L'asta supplementare dei Bot è un mezzo flop Se le sparate M5S proseguono, sarà bufera

C'è posta per Tria: i mercati non vogliono la "manovra Di Maio"

Roma I mercati ieri hanno dato un altro piccolo segnale negativo all'Italia. L'asta di Bot semestrali riservata agli operatori specialisti è stata caratterizzata da richieste inferiori all'offerta. In particolare, sono stati aggiudicati solo il 75% dei 600 milioni messi a disposizione, cioè 450 milioni. Considerato che nell'elenco specialisti del Tesoro ci sono solo tre istituti italiani (Banca Imi del gruppo Intesa Sanpaolo, Unicredit e Monte Paschi) generalmente «sensibili» ai titoli di Stato, è lecito ipotizzare che le defezioni siano arrivate dagli altri 14 operatori internazionali tra i quali, dal 2 luglio, non figura più Ubs, ma che comprendono, tra gli altri, Deutsche Bank, Goldman Sachs e Citigroup.

Dato il carattere di asta supplementare e il quantitativo esiguo non è il caso di drammatizzare oltre misura, tuttavia è bene notare come l'indicazione precisa che ne deriva è come le scadenze di brevissimo termine siano giudicate peggio rispetto a quelle più lunghe. L'asta ordinaria dei Btp decennali ha visto un miglioramento delle richieste (1,42 volte l'offerta dall'1,26 di giugno), ma i 4 miliardi sono stati prezzati con un rendimento del 2,87% (+10 punti base su giugno), valore a cui grosso modo si sono allineati tutti i titoli corrispondenti sul secondario (lo spread ieri ha chiuso vicino quota 235, in lieve ribasso).

Il messaggio che ne deriva è molto semplice: il governo deve usare moderazione nella stesura della legge di Bilancio. I continui richiami del ministro Luigi Di Maio alla necessità di introdurre reddito di cittadinanza, dual tax e superamento della legge Fornero in manovra preoccupano. Lo scarso appeal dei Bot semestrali si può spiegare anche in questo modo: potrebbe essere inutile investire in un titolo che fra qualche mese potrebbe soffrire moltissimo in caso di impennate dello spread causate dagli annunci sconsiderati del governo. Insomma, è come se le grandi banche internazionali sapessero con certezza quello che il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, ha preconizzato. «Se già sappiamo che tra fine agosto e inizio settembre i mercati si metteranno a bombardare, facciamoci trovare pronti», avrebbe detto suggerendo prudenza ai propri interlocutori.

«Basterebbe però ricordare alla maggioranza che la bufera finanziaria in arrivo non è inevitabile, ma prodotta dall'improntitudine di questo governo», ha commentato ieri Renato Brunetta (Fi) rivolgendosi direttamente a Giorgetti. Certo, se Di Maio si mette a esternare a tutte le ore, sarà ben difficile convincere i mercati che il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, sia in grado di tenere i conti sotto controllo. Tanto più che le sue dichiarazioni sono spesso viste con sospetto dai due vicepremier. «La Finanziaria deve tener conto dello stato dell'economia, in modo da non innescare una politica prociclica», ha detto la scorsa settimana promettendo flessibilità. Il problema è che il conto della manovra tra clausole di salvaguardia, spese indifferibili e spread parte da 25 miliardi.

Largheggiare non si può.

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