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C'è voglia di durare ma al Senato si balla

Pesa la fronda degli ortodossi. Giorgetti: «Io come Pirlo per reggere 5 anni»

C'è voglia di durare ma al Senato si balla

Roma - Lega e M5s alla prova della fiducia. I numeri per partire ci sono ma forse mancheranno quelli per governare. Solo da un giorno al governo e i nuovissimi Cinquestelle somigliano già alla vecchia Dc piena di spifferi e correnti. Colpi d'aria pericolosissimi soprattutto al Senato dove questa maggioranza giallo-verde ha numeri più risicati anche se l'«astensione benevola» di Fratelli d'Italia offre un po' di respiro anche a palazzo Madama. Dalle parti della Lega sono molto ottimisti. Giancarlo Giorgetti, appena nominato sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, promette di fare come il calciatore Andrea Pirlo «il regista arretrato, con me il governo dura cinque anni». Matteo Salvini interpellato rilancia con una battuta: «Il governo? Durerà dieci anni».

Lunedì nel primo pomeriggio si riunirà la conferenza dei capogruppo a Montecitorio per fissare il calendario per il voto di fiducia. I senatori comunque sono già stati allertati per martedì alle 12. Quindi voto di fiducia prima a palazzo Madama.

A preoccupare Luigi Di Maio sono i grillini ortodossi che avrebbero preferito Roberto Fico, il presidente della Camera. I numeri sono fluidi ma basta andare a guardare la conta interna registrata per la scelta di Riccardo Fraccaro (fedelissimo di Di Maio designato ai Rapporti con il Parlamento) come candidato questore e di Maria Edera Spadoni alla vicepresidenza della Camera, per accorgersi che ci sono circa 50/60 deputati critici rispetto alle scelte del loro leader.

E se non c'è dubbio, al momento, che la maggioranza dei grillini eletti sia schierata con Di Maio è pure vero che i mal di pancia degli intransigenti sono aumentati soprattutto nei giorni delle trattative con il Quirinale, gestite non proprio brillantemente da Di Maio. Al Senato guida i contestatori Paola Taverna che ha chiesto a Di Maio di ascoltare di più i parlamentari e la base e meno Davide Casaleggio e Rocco Casalino, al quale intanto è stato assegnato il ruolo di portavoce del premier Conte.

Dunque per il voto di fiducia i numeri non mancheranno. Anche se hanno già annunciato il loro no sia Forza Italia sia il Pd. A Montecitorio i Cinquestelle hanno 222 seggi e il Carroccio 125: 346 voti in tutto, abbondantemente al di sopra della soglia necessaria, 316. Al Senato i 109 seggi di M5S e i 58 della Lega raggiungono soglia 167, solo 6 voti in più dei necessari 161. Ma dovrebbero votare la fiducia anche due ex grillini e due fra i senatori eletti all'estero arrivando a 171. E per l'approvazione dei provvedimenti futuri faranno comodo i 18 senatori che fanno capo a Giorgia Meloni. Ma se la Lega, pur con qualche dissenso, resta compatta intorno al proprio leader, lo stesso non accade per i grillini.

Su ogni provvedimento che arriverà in aula peserà l'incognita di quei dissidenti pentastellati che hanno già anticipato le loro mosse: voteremo soltanto se convinti, valuteremo caso per caso.

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