Cronache

È caccia ai conti all'estero Spunta una lettera al Papa

Occhionero è stato sotto indagine senza saperlo da gennaio a settembre. Poi avrebbe distrutto le prove

È caccia ai conti all'estero Spunta una lettera al Papa

Come si spia una spia? Per informazioni chiedere alla Polizia postale, che da quella email spedita all'Enav il 26 gennaio di un anno fa che ha fatto scattare l'allarme sul sistema messo in piedi intorno al malware Eyepyramyd, ha cominciato a lavorare al contrario, puntando gli occhi addosso all'ingegner Giulio Occhionero per capire che cosa faceva con quei dati e a quali «bersagli» fosse interessato. E per ritrovare i soldi eventualmente depositati all'estero dalle presunte spie romano-americane, che avrebbero pure scritto al Papa.

Prima ancora di essere perquisito fisicamente dal blitz autunnale della Postale, Giulio si è ritrovato senza sospettare nulla nelle stesse condizioni delle sue presunte vittime. Con un investigatore del Cnaipic che, a inizio autunno, gli teneva compagnia come se fosse seduto sulle sue ginocchia, davanti allo schermo del pc. Controllato in remoto, proprio come quelli che Occhionero controllava col suo malware, e immortalato in ogni sua azione. A quel punto già orientata a cancellare prove, visto che da settembre l'ingegnere aveva scoperto l'esistenza di un'indagine a suo carico.

Agli atti, tra le quasi 350 pagine dell'ultima informativa, datata 26 ottobre scorso, restano così gli «screenshot», ossia le immagini dello schermo del pc di Occhionero, che provano sia la possibilità di accedere a caselle postali di altre persone che i suoi tentativi di eliminare file, non sospettando che qualcuno lo stava osservando, registrando ogni sua mossa. E cristallizzando i dati ai quali l'ingegnere romano aveva accesso sui pc «violati». C'era di tutto, dalle password archiviate sul browser agli indirizzi web preferiti, dagli account email alle password delle reti wifi. E poi cronologia dei siti visitati, database delle conversazioni skype, ogni testo digitato sui tasti e pure l'elenco dei dispositivi collegati al pc. Lui, invece, usava Whatsapp per comunicare. Scelta saggia, come annotano gli stessi inquirenti, ricordando che l'applicazione è cifrata e impedisce la ricostruzione delle conversazioni. Ma per comodità, invece che sul telefono, Occhionero utilizzava la versione web di Whatsapp. Permettendo così agli agenti che gli controllavano il pc da remoto, se connessi mentre lui chiacchierava, di godersi in panoramica quelle conversazioni che scorrevano sul monitor.

Da lì gli investigatori hanno scoperto, per esempio, che il primo ottobre 2016 l'ingegnere era impegnato in una conversazione di gruppo, che dato il carattere familiare aveva chiamato «Occhioneros». Oltre a lui, partecipavano infatti Francesca (la sorella) e Marisa - probabilmente la madre dei due, Marisa Ferrari - e tra i temi trattati c'era la premiazione di una gara podistica della sorellona. Quanto alla madre, la donna che ha difeso i figli («si fanno ancora pagare la pizza») è al centro di una conversazione Whatsapp nella quale la sorella prega Giulio di «non coinvolgerla nei nostri problemi». Un riguardo che gli inquirenti potrebbero non avere, vagliando la posizione della madre che intercettata col figlio parla di una «lettera per il Papa», mandata tramite un'amica della madre. Che rivendica l'idea e dice che «è stata ta consegnata»: «se l'ha letta il Papa perlomeno sa chi...». Marisa avrebbe poi deviato l'attenzione degli inquirenti da un garage, negando che fosse a disposizione dei figli quando invece gli agenti vi hanno trovato carte di rilievo per le indagini e pc dai quali erano stati cancellati da poco molti dati. Del garage parlano i fratelli ad agosto. Dopo aver evocato Nello, amico del padre che «aveva i soldi poiché il suocero faceva parte della P2 e li rubava», l'ingegnere «dice alla sorella che per quanto riguarda il garage dalla madre hanno tempo per farlo», e Francesca «suggerisce di farlo a settembre con il fresco ma se dovesse partire prima andranno li e lo faranno». Giulio doveva partire. Ma i presunti spioni erano spiati: chat, telefonate, movimenti. E pure la ricerca di un lavoro oltreconfine, Berlino, Londra o Dublino.

Una via di fuga, secondo gli investigatori, che però non è mai arrivata.

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