Cronache

È caccia al killer nei casolari. L'ira per l'allarme inascoltato

Si cerca un ex militare russo. Sei sere fa l'ultimo assalto. Raccomandazione delle forze dell'ordine: assecondatelo

È caccia al killer nei casolari. L'ira per l'allarme inascoltato

C' è un primo identikit, ma non si esclude nessuna pista. Nella caccia all'uomo che ha freddato Davide Fabbri, sabato sera nel suo bar di Riccardina di Budrio, non c'è solo la volontà di fare giustizia, ma anche di provare a ridare sicurezza ad una comunità sconvolta che anche ieri sera, dopo una prima fiaccolata che già domenica sera aveva radunato 300 persone, è scesa in piazza, chiedendo giustizia e protezione. Si cercano, fra gli altri, un quarantenne russo o dell'est Europa, un ex militare e in ogni caso abile con le armi, robusto ed alto, forse ferito e vestito con abiti mimetici, già noto alle forze dell'ordine per precedenti specifici. Le forze in campo sono imponenti: posti di blocco e uomini a piedi perlustrano il territorio, in particolare i molti casolari che punteggiano i campi di cereali della zona. Dal cielo un elicottero del 15simo stormo di Cervia non smette il suo sorvolo. In attesa che i riscontri del Ris di Parma confermino ed isolino il dna del killer dalle tracce ematiche trovate sul luogo del delitto, la priorità degli inquirenti è stata da subito comprendere se l'uomo fosse scappato armato o si fosse liberato di almeno una delle due armi con cui ha attaccato il bar e ucciso Fabbri. Per questo l'argine e le acque dell'Idice che costeggia la provinciale da Budrio a Mezzolara è stato setacciato tutta la notte senza trovare però traccia né del fucile da caccia che il barista era riuscito, in un primo tempo, a strappare al suo assassino, né la pistola calibro nove che ha poi colpito Fabbri in pieno petto. Secondo la moglie della vittima e i due clienti coinvolti nell'aggressione, il killer è perfino rientrato nel locale a riprendersi il fucile. Scappando, dunque armato fino al collo.

Ora qualcuno in paese ricorda di aver avvistato, nei giorni prima della tragedia, un uomo in bicicletta, vestito in mimetica e con una doppietta, scambiandolo per un cacciatore che però in questa zona di solito preferiscono muoversi in auto e poi a piedi. Davanti al bar molti fiori, anche una lettera di un amico che si definisce «ex ladro» ed esprime la sua rabbia.

Il dolore e i ricordi ora si mischiano con le evidenze: l'identikit stilato dalle forze dell'ordine è stato trasmesso ai Comandi di tutte le forze dell'ordine dell'Emilia Romagna ed, ancora un volta, i riscontri più significativi sono quelli che arrivano da Ferrara e che riconducono all'aggressione del metronotte che 5 sere fa, intervenendo in un chiosco di piadine di Consandolo, dove per la terza notte consecutiva era scattato l'allarme, è stato derubato della sua Smith&Wesson, così simile all'arma che ha freddato Fabbri. Secondo la guardia giurata il suo aggressore, armato proprio di fucile, ci sapeva fare con le armi e mentre si allontanava tenendolo ancora sotto tiro, parlava con accento straniero, anche al cellulare, confermando al suo interlocutore di essersi impossessato di una pistola. A taccuini e telecamere i titolari della piadineria, che già mesi fa subirono due furti in una sola settimana, ricordano che nel ferrarese da anni tutti convivono con la minaccia dell'«uomo dell'arco», un malvivente straniero spesso armato con arco, machete e anche fucile. Usciva ed entrava di prigione, viveva fra i casolari, colpiva anche per procurarsi il cibo. Molte le rapine a suo carico, anche un'aggressione ai danni del sindaco del paese al punto che le forze dell'ordine raccomandavano di assecondarlo senza opporre resistenza.

Un'informazione che, poco meno di 30 km di prati e campi, potrebbe fatalmente non essere arrivata a Budrio in tempo per salvare la vita del coraggioso barista.

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