Politica

Calais brucia ma nei paesini nessuno vuole più profughi

Giovanni Masini

La Giungla brucia. I suoi abitanti l'hanno data alle fiamme: come i soldati dello zar di Russia, lasciando ai francesi solo terra bruciata. Il prefetto di Calais ha annunciato ieri pomeriggio la fine dello sgombero della baraccopoli che da anni popolava le dune a ridosso della spiaggia sulla sponda continentale della Manica. Cinquemila persone sono state sgomberate, trasferite in centinaia di Comuni in tutto l'Esagono. In molti paesi il loro arrivo non è benvenuto: migliaia di francesi protestano contro l'arrivo dei migranti nei loro Comuni. A Saint-Brevin-Les-Pins, alle foci della Loira, in seicento hanno già sottoscritto una petizione per impedire l'arrivo di cinquanta rifugiati. Proteste più violente si sono registrate in Alvernia, dove un centro per rifugiati è stato dato alle fiamme nella notte di domenica. Ad Arès, nella Gironda, e a Forges-Les-Bains, nei pressi di Parigi, le strutture di accoglienza sono state prese di mira dai vandali. Nel dipartimento dell'Isère, poche settimane fa una struttura destinata ad ospitare dei profughi è stata presa a fucilate durante la notte. Nelle Alpi Marittime e nella Valle del Rodano i cittadini sono scesi in piazza per scongiurare l'arrivo dei migranti della Giungla. Certo, sui 541 Comuni interessati dall'operazione sono pochi casi, e in diverse comunità i migranti sono stati accolti con striscioni di benvenuto e manifestazioni di solidarietà.

Lo sgombero della maggiore baraccopoli del continente, però, esaspera ulteriormente un clima già teso. Da mesi i clandestini diretti in Inghilterra assaltano i traghetti che salpano dai porti della Normandia e del nord del Paese. La regione della rossa Parigi è l'unica, insieme alla Corsica, esentata dal programma di ricollocamenti interni. Eppure i migranti affluiscono copiosi nella Ville Lumière, le tendopoli si estendono dalla Porte de La Chapelle fino ad Avenue de Flandre. Nel 2015 la sinistra radicale si infuriò con le autorità della capitale per gli sgomberi dei profughi accampati negli arrondissements più chic della città. Si sentivano traditi. Più recentemente il sindaco Anne Hidalgo ha annunciato con gesto teatrale l'apertura di hot spot specialissimi nella capitale.

Una sortita che ha il sapore della provocazione politica, senza risolvere il problema.

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