Politica

A Calais ora la guerra è sui profughi

Tensione tra Londra e Parigi: bloccati migliaia di stranieri che tentano di attraversare l'Eurotunnel

«La Gran Bretagna non diventerà un porto sicuro per i migranti di Calais». Non usa mezzi termini, né l'usuale cortesia britannica David Cameron quando si tratta di difendere i propri confini dall'assalto dei profughi che dalla Francia tentano, ogni notte, di raggiungere l'Inghilterra attraverso l'Eurotunnel. E dopo le ultime tre nottate, trascorse a respingere migliaia di uomini pronti a saltare sui treni in corsa pur di uscire dalla «giungla» - così è stato soprannominato il campo nei pressi dell'Eurotunnel -, le relazioni con i cugini d'Oltremanica sono ormai ai ferri corti. Anche perché i francesi, a parole molto più accoglienti dei britannici, nei fatti si sono rivelati ben diversi. Le loro frontiere si chiudono e si aprono come vasi comunicanti, nel nome dell'interesse nazionale. Si chiudono ermeticamente al confine di Ventimiglia, per non far entrare neppure un profugo in più, ma si riaprono molto più facilmente a Calais per farli uscire.

Certo i migranti scappano, organizzano fughe di massa nelle recinzioni che limitano l'enorme campo costruito proprio a due passi dal Tunnel, si lanciano sui treni in corsa, prendono d'assalto i Tir, si nascondono nelle parti inferiori di ogni tipo di veicolo, rischiando ogni volta di morire. I bellissimi filmati degli inviati della Bbc mostrano però che i controlli sono ridotti al minimo, i buchi nella rete di filo spinato di quella che sta diventando la Lampedusa francese vengono rattoppati alla bell'è meglio, quasi fosse un sollievo vederli passare dall'altra parte. E forse, un po' lo è, perché in questa guerra di disperati ogni Paese alla fine, si fa i fatti suoi.

Ieri il Premier conservatore, in visita ufficiale in Vietnam, ha ribadito che «non c'è posto in Gran Bretagna per i clandestini» e che «il Governo farà di tutto per difendere i propri confini e per consentire ai propri connazionali di farsi le proprie vacanze. La situazione attuale è particolarmente pesante adesso che uno sciame di persone attraversa il Mediterraneo per venire a cercare in Inghilterra una vita migliore». Mostra i muscoli Cameron, dopo aver acconsentito di malavoglia anche alle quote minime di accoglienza praticamente imposte da Bruxelles che comunque nulla sono rispetto alla marea di migranti che ogni giorno si riversa sulle coste della Sicilia. Nell'ultimo mese le vittime delle fughe disperate da Calais sono salite a nove, nel giro di tre giorni i profughi che hanno tentato di oltrepassare il confine francese, ridotto ad un colabrodo dall'immobilità di entrambe le parti, sono stati circa seimila. A farne le spese, oltre agli stessi disperati senza scelta, sono soprattutto le persone che lavorano e transitano per l'Eurotunnel. Il personale di servizio è messo a dura prova, le code diventano interminabili, la gente è sempre più intimorita. Da gennaio ad oggi l'Eurotunnel ha provveduto a bloccare 37mila persone in fuga verso la Gran Bretagna, ma ora si dichiara incapace di gestire la situazione e chiede ai governi di entrambe le parti di darsi una mossa. «È solo una questione di tempo perché in questi incidenti a morire sia un turista» ha commentato Nigel Farage, del Partito Indipendentista Britannico. Ieri, la maggioranza dei quotidiani britannici dedicava la prima pagina alla «battaglia di Calais» e molti invocavano l'intervento dell'esercito per risolvere la situazione, chiedendo al governo inglese di fare pressione su quello francese perché affronti l'emergenza. E mentre l'opposizione laburista mette in croce Cameron a causa di uno scivolone linguistico - per aver usato il termine «swarm» (sciame) riferendosi ai profughi - il silenzio dei francesi permane.

Colpevole e assordante.

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