Cronache

Calci e pugni alla figlia per un selfie su Instagram

Calci e pugni alla figlia per un selfie su Instagram

Milano - Picchiava la figlia maggiore, una studentessa che frequenta le scuole medie e la moglie, una casalinga coetanea, da diversi anni, forse da sempre. E a propria «discolpa» non può addurre un passato difficile, la schiavitù della bottiglia e nemmeno una situazione finanziaria complicata. Non c'è davvero alcuna attenuante per questo impiegato italiano di 40 anni, fino a martedì sera incensurato, ora in carcere a Monza grazie ai carabinieri della compagnia di Vimercate che lo accusano di maltrattamenti in famiglia. Gesti violentissimi che vanno avanti da almeno una decina d'anni nei confronti della compagna della vita, che lo ha denunciato però una sola volta, nel 2015. E culminati in un atteggiamento a dir poco folle domenica nei confronti della figlia. Quando ha atteso il rientro dell'adolescente dietro la porta di casa. E dopo averla colpita con calci e pugni non risparmiandole un occhio nero, si è armato di una tronchesi da giardino, con la quale le ha tagliato le unghie, quindi le ha spezzato l'anello del piercing all'ombelico, per poi sfilarlo e gettarlo via.

La 13enne va bene a scuola e non ha mai dato problemi alla famiglia. Sabato sera esce con un'amica e i genitori di lei. Vanno in un locale dove la ragazza si fa un innocuo selfie che poi posta su Instagram. Il padre nota il ritratto domenica mattina, quando la figlia è ancora dall'amica. Accompagnata a casa la sera sempre dalla coppia di genitori, la 13enne non fa in tempo a oltrepassare l'ingresso che la furia del padre si abbatte su di lei.

Il giorno dopo, coperto l'occhio nero con del fondotinta, la ragazza va a scuola. Il padre, però, evidentemente ritiene di non essere stato abbastanza incisivo con lei. Così spedisce la moglie a prenderla durante le ore di lezione e una volta a casa la colpisce con un grosso bastone; la ragazzina è così sconvolta dalle legnate che si fa la pipì addosso e perde conoscenza. Sua madre intanto, temendo che il marito possa ammazzare la figlia di botte (e che nel tempo possa riservare lo stesso trattamento all'altra bambina di 9 anni, finora pare mai sfiorata dall'uomo), si rifugia a casa di un'amica e insieme si rivolgono ai carabinieri per raccontare quanto sta accadendo e quanto è successo in passato.

Davanti ai militari l'uomo minimizza. Ammette di essersi «arrabbiato» con la 13enne e di «averla sculacciata». Lei, soggiogata dal genitore, mostra i lividi solo quando si trova da sola con i carabinieri in caserma.

E per il padre scattano le manette.

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