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Calenda detta l'agenda, Gentiloni fa l'anti Raggi Ecco l'era Pd post Renzi

Sul «Sole» il ministro stila il suo programma E col premier va all'attacco della sindaca M5s

Calenda detta l'agenda, Gentiloni fa l'anti Raggi Ecco l'era Pd post Renzi

Dentro c'è di tutto. Dai laici radicali che guardano a sinistra (Emma Bonino) al sindacalismo cattolico (Cisl). Un ministro di ispirazione liberale apprezzato dalle imprese (Calenda) e un altro vicino al Partito socialista europeo. (Padoan). Mancano solo i voti, ma per quelli c'è tempo.

Perché il progetto politico che sta prendendo forma ha optato per un passo da maratoneta. Tempi lunghi e programmi di largo respiro, per distinguersi dal centrometrista Matteo Renzi.

Ieri sul Sole 24 ore c'è stato un battesimo, molto prepolitico, con un articolo scritto a due mani dal ministro Carlo Calenda e Marco Bentivogli, segretario della Fim, i metalmeccanici della Cisl. Già la collaborazione tra un politico e un esponente di un sindacato dialogante è una notizia.

Il merito dell'intervento è un programma di governo per il 2018. In sintesi, il prossimo anno dovremo fare i conti con la fine del sostegno della Bce ai titoli di Stato e anche con gli obblighi europei su deficit e debito. Per questo il Paese dovrà adottare un «Piano industriale» che si basi su crescita, investimenti, innovazione. Senza, l'Italia andrà incontro a uno «shock sistemico».

Calenda e Bentivogli sottolineano come «l'avvio della campagna elettorale mostri una diffusa mancanza di consapevolezza». La parola d'ordine è «abolire, scaricando i costi sulla fiscalità generale».

Una stoccata alle proposte del M5S, ma anche a quelle di Renzi. L'abolizione del canone Rai, a spese della fiscalità generale è farina del sacco Pd.

Quello del ministro e del sindacalista è la bozza di manifesto politico Lib Lab, ancora tutto da scrivere ma che ha subito raccolto adesioni. La prima, evidentissima, del ministro dell'Economia che fino a ieri nessuno associava al collega Calenda. Pier Carlo Padoan ha promosso la ricetta «per costruire il futuro dell'Italia». Apprezzamento che va oltre il merito. Il ministro sarà candidato nelle liste Pd, ma non è certo un renziano. L'approdo a un progetto dentro la sinistra, che guarda molto all'Europa fa al caso suo.

Democratica, organo del Pd e media molto renziano, ha dedicato un'analisi all'intervento di Calenda, tutto basato sulle proposte economiche. Nessuna analisi politica. Scontata l'adesione del partito di Emma Bonino che è subito arrivata. La proposta «costituisce un'ottima agenda di politica per la crescita che ci auguriamo il prossimo governo possa perseguire e realizzare», hanno scritto Benedetto Della Vedova, Riccardo Magi e Bruno Tabacci, tutti promotori di +Europa. Altri seguiranno. Con calma.

Calenda e Bentivogli si muovono liberamente. Il ministro ha assicurato l'appoggio al centrosinistra. Non si candiderà ma voterà Pd o +Europa, ha annunciato ieri a Otto e mezzo. Bentivogli si è tirato indietro dalla scalata alla segreteria della Cisl. Entrambi lavorano per la prossima legislatura, come riserve nel caso non ci sia maggioranza, ma si preparano soprattutto alle prossime elezioni per costruire la sinistra post renziana.

Per ora Calenda prende di mira una preda facile, il Movimento 5 stelle e, in particolare, del sindaco di Roma Virginia Raggi. Il ministero dello Sviluppo si è fatto promotore di un tavolo per la Capitale, ma il primo cittadino latita. «Non possiamo pensare di stare fermi sulla riva ed aspettare che passi il cadavere della Capitale», ha commentato ieri Calenda. «Il governo c'è, ma il comune è sospettoso», ha spiegato il premier Paolo Gentiloni.

Raggi non è d'accordo: «Per governare questa città servono i poteri che hanno tutte le altre grandi capitali d'Europa e non chiacchiere».

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