Politica

Calenda lancia il suo "fronte" e fa infuriare tutta la sinistra

L'ex ministro propone un nuovo soggetto europeista con a capo Gentiloni. Leu si sfila, scettico anche il Pd

Calenda lancia il suo "fronte" e fa infuriare tutta la sinistra

I dem fiutano odore di elezioni e cercano la strategia migliore per buttarsi nella mischia e risalire la china dei voti perduti. Ma sulla linea da seguire volano subito gli stracci.

Tocca a Carlo Calenda illustrare la tattica, già benedetta dall'ex premier Matteo Renzi, per non scendere a percentuali irrilevanti. Il Pd, spiega Calenda al Corriere, deve farsi «promotore del fronte repubblicano per le prossime elezioni» ma «con un nome, quello del Fronte repubblicano, un simbolo diverso e una lista unica, coinvolgendo tutte quelle forze della società civile e tutti quei movimenti politici che vogliono unirsi per salvare il Paese dal sovranismo anarcoide di Di Maio e Salvini». A capo di questo battagliero fronte in difesa delle istituzioni, del Colle e dell'Europa, precisa Calenda, deve andare Paolo Gentiloni. L'obiettivo è «tenere l'Italia in Occidente e in Europa» attraverso «una mobilitazione civica sul territorio che, abbandonando ogni interesse di parte e agenda personale, vada in soccorso della Repubblica».

Una chiamata alle armi analoga a quella lanciata da Romano Prodi ieri dalle pagine del Messaggero. «La necessità di uno stretto ancoraggio alle democrazie europee non può esser portato avanti da un solo partito ma deve trovare impulso in un ampio arco di forze politiche e sociali», scrive Prodi.

Ma il segretario reggente, Maurizio Martina, mette subito le mani avanti. Deve essere quella del Pd «la lista fondamentale di questo nuovo schieramento che deve nascere, crescere, raccogliere nuove energie; poi le formule le vedremo». Più esplicito, Francesco Boccia, capogruppo Pd in commissione speciale alla Camera. «Non ho alcuna intenzione di rinunciare al simbolo del Pd che rappresenta la storia del centrosinistra italiano e dei riformisti - dice Boccia- Alle elezioni politiche deve esserci e deve diventare il perno di una nuova ampia coalizione». D'accordo nell'unire le forze in una coalizione per «costruire un argine serio e un'alternativa a chi immagina l'Italia follemente fuori dall'euro o dall'Unione» prosegue Boccia che preferisce glissare su simboli e sigle. «Il nodo della coalizione non è certo il nome, piuttosto cosa vogliamo raccontare agli italiani», insiste Boccia. Umberto Marroni, membro della Direzione Nazionale Pd è ancor più drastico e dice «no ad un'anacronistica proposta neo-gollista di fronte repubblicano».

In campo Pier Luigi Bersani decisamente critico come anche gli altri rappresentanti di Leu. «Io non voglio un fronte della sopravvivenza, voglio un fronte del cambiamento dal lato popolare, democratico e costituzionale. Che la proposta arrivi agli italiani col segno della novità e della generosità. Inutile ammucchiare senza cambiare», taglia corto l'ex segretario del Pd.

Sulla stessa linea Enrico Rossi governatore della Toscana per il quale ci vuole «un programma radicale per i ceti popolari» e soprattutto «uomini nuovi».

Favorevole invece il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, che ha definito «convincente» la proposta di Calenda. Rispetto ad un eventuale esecutivo tecnico guidato da Carlo Cottarelli il Pd conferma l'orientamento dichiarato fin dall'inizio ovvero una astensione positiva.

Linea confermata da Martina: «Quello di Cottarelli è un governo neutrale dunque vogliamo evitare contrapposizioni».

Commenti