Politica

"Cambiamento". E poi riesumano la cabina di regìa

Istituito un incontro fisso tra Conte e i vicepremier

"Cambiamento". E poi riesumano la cabina di regìa

Chi conosce bene Giancarlo Giorgetti è pronto a giurare che l'idea gli è stata suggerita da Giulio Tremonti in persona. D'altra parte, l'ex ministro dell'Economia è un cultore navigato di quell'artificio politico che è la cabina di regia. Ne è stato protagonista indiscusso diverse volte. La prima nel 2004, quando Gianfranco Fini chiedeva «collegialità» per limitare la sua azione sulla politica economica. E l'ultima nel 2011, quando il braccio di ferro era invece tra Tremonti e l'allora premier Silvio Berlusconi.

Di certo, c'è che da ieri la mitica cabina di regia è tema di confronto anche all'interno dell'esecutivo guidato da Giuseppe Conte. D'altra parte, la tensione raggiunta negli ultimi giorni è ben oltre il livello di guardia e Giorgetti inizia a fare davvero molta fatica a gestire le lamentele del premier, quelle del vicepremier Luigi Di Maio e le continue accelerazioni dell'altro vice Matteo Salvini. E lo scontro si è inasprito al punto che - racconta un ministro che ieri ha sentito Conte - si sarebbe deciso di inaugurare un appuntamento fisso settimanale dove fare il punto dei temi in agenda. Al tavolo siederanno Conte, Salvini, Di Maio, Giorgetti e, di volta in volta, i ministri competenti per le materie trattate. La prima riunione la settimana prossima, con all'ordine del giorno l'immigrazione.

Anche il governo del cambiamento, dunque, è costretto a piegarsi ai vecchi rituali della politica. Già, perché la ricerca di collegialità è un cliché di tutti gli esecutivi in affanno. Fin dai tempi della Prima Repubblica, anche se nel lontano 1982 Bettino Craxi preferiva chiamarlo «consiglio di gabinetto». In tempi più recenti si è passati alla «cabina di regia», luogo dove cercare la soluzione dei conflitti che finisce invece per diventare l'arena dove far esplodere le contraddizioni. Ne sa qualcosa non solo Tremonti, visto che ci sono precedenti illustri anche in tempi più recenti. Nel governo presieduto da Enrico Letta, per esempio, quando fu istituita per trovare un punto di mediazione tra Pdl e Pd sul taglio di Iva e Imu. E pure Paolo Gentiloni ha avuto la sua cabina di regia, per la verità un po' sui generis visto che vi partecipavano solo Matteo Renzi, l'allora sottosegretario alla presidenza Maria Elena Boschi e i renziani ma non il premier.

Il punto è che quasi sempre la cabina di regia è il primo passo verso la crisi, magari preceduta da un altro artifico politico che è la sempreverde «fase due». D'altra parte, ieri il confronto tra Conte e Giorgetti è stato duro, a tratti aspro. Perché la scelta di Viktor Orban di incontrare Salvini a Milano e non avere alcun contatto con Palazzo Chigi è stata vissuta come un affronto non solo da Conte ma anche da Di Maio.

E i due con Giorgetti hanno insistito molto su un punto: va bene il contratto di governo, va bene l'immigrazione, ma «quando Matteo incontra Orban sconfina in materie che non sono di sua competenza e questo è inaccettabile».

Commenti