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Il "cambiamento" gialloverde: cala il Pil, Italia ultima nel G7

Nelle stime dell'Ocse la nostra crescita rallenta mentre diminuiscono anche i salari, che altrove aumentano

Il "cambiamento" gialloverde: cala il Pil, Italia ultima nel G7

A nziché realizzare un vero cambiamento, soprattutto dal punto di vista economico, Salvini e Di Maio stanno perdendo la rotta. L'Italia, infatti, è l'unico Paese del G7 che nel secondo trimestre del 2018 ha registrato un rallentamento della crescita. È quanto ha sottolineato l'Ocse commentando le ultime rilevazioni del Pil. Il prodotto interno lordo italiano, infatti, si è mosso in controtendenza rispetto a quello dei principali Paesi industriali.

La crescita ha segnato il passo calando su base trimestrale dallo 0,3% del periodo gennaio-marzo allo 0,2% dei tre mesi successivi, mentre nell'area Ocse si è passati dallo 0,5% del trimestre precedente allo 0,6%. Secondo le stime, la crescita ha accelerato fortemente negli Stati Uniti, passando dallo 0,5% all'1%; in Giappone è rimbalzata allo 0,5% dopo la contrazione dello 0,2%. In Germania si è passati dallo 0,4% allo 0,5. In Francia la crescita è rimasta ferma allo 0,2%. Stabile allo 0,4% anche la crescita del Pil nell'Ue e nell'Eurozona. Su base annua l'Italia si è piazzata penultima con il +1,1 per cento, ben lontana dalla locomotiva Usa (+2,8%).

Il governo dovrà rivedere le priorità se non vorrà cadere «vittima» delle proprie promesse: flat tax, reddito di cittadinanza e superamento della legge Fornero. Insediarsi in una fase di arretramento dell'economia non è semplice, ma si può affermare che finora l'esecutivo di Conte non abbia certo messo il rilancio in cima alla lista delle cose da fare in quanto il decreto Dignità ha ulteriormente irrigidito il mercato del lavoro comprimendo piuttosto che liberare le forze del mercato. Come ricordato da Renato Brunetta di Forza Italia, «il tasso di crescita del Pil non è il solo indicatore macroeconomico dove l'Italia rappresenta il fanalino di coda tra i paesi dell'Unione». Anche per quanto riguarda il tasso di disoccupazione, ha sottolineato, il nostro Paese è tra i peggiori d'Europa, con un tasso pari al 10,9%, dietro solo a Grecia (20,2%) e Spagna (15,2%) e ben al di sopra della media dei paesi dell'Eurozona (8,3%).

Il Pil non può crescere non solo a causa del basso livello di partecipazione al mercato del lavoro e della elevatissima pressione fiscale, ma anche per effetto di un generalizzato scivolamento verso il basso della produttività e della produzione che comprime verso il basso le retribuzioni. Era stata l'Ocse stessa a certificare che nel primo trimestre 2018 esse si sono ridotte dello 0,2% a fronte di un incremento dello 0,9% in Usa e in Germania. Non è con la stretta sui contratti a tempo anche in termini di maggiori contributi che si può invertire questa tendenza al declino che potrebbe altresì accentuarsi a causa della crisi del commercio internazionale e delle pressioni inflazionistiche provenienti dai prezzi petroliferi. Senza contare i 72 miliardi di capitali «fuggiti» dai Btp a maggio e giugno.

Il peggioramento congiunturale «inciderà molto negativamente sul quadro macroeconomico che il governo sta predisponendo per la prossima Nota di aggiornamento al Def e farà lievitare, di riflesso, i rapporti deficit/Pil e debito/Pil», ha aggiunto Brunetta accennando a quella manovra correttiva che Bruxelles in qualche misura vorrebbe imporre all'Italia. Il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, ha scelto la strada della prudenza e della rassicurazione a fronte di un quadro che si deteriora.

A frenare il Paese, però, non è solo la congiuntura, ma anche un esecutivo spesso confusionario.

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