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Cambio ai vertici delle società pubbliche: il governo gialloverde assegna 27 poltrone

Il 6 marzo dal consiglio della Cdp usciranno le liste con i nomi dei papabili

Cambio ai vertici delle società pubbliche: il governo gialloverde assegna 27 poltrone

Mercoledì prossimo, 6 marzo, sarà il primo «nomination day» dell'era giallo-verde. Dal consiglio della Cdp (Cassa Depositi e Prestiti) usciranno le liste con i nomi dei presidenti, degli ad e dei consiglieri delle società a controllo pubblico che sono in scadenza, da proporre alle prossime assemblee. Tra le quotate in Borsa, Fincantieri, Italgas e Snam, per un totale di 27 poltrone; tra le altre, Ansaldo Energia e Sace.

Per il triumvirato Conte-Di Maio -Salvini sarà il primo banco di prova serio nei confronti del mercato; un allenamento in attesa delle mega nomine dell'anno prossimo, quando in scadenza ci saranno tutti i big del listino: Eni, Enel, Terna, Poste e Leonardo. Ma a maggior ragione questa tornata e il metodo che verrà usato sono attesi con grande attenzione dagli investitori istituzionali, che nelle società a controllo pubblico hanno pacchetti azionari testa a testa con il Mef. Basti ricordare che in Snam, tre anni fa, la lista di Assogestioni ottenne il 34,9% dei voti contro il 33,8 di quella di Cdp; mentre nel 2017, in Enel, la lista del Mef passò in assemblea per il rotto della cuffia: 29,4 a 29,1. Per questo il governo dovrà ben valutare un'azione di stampo politico e scelte come quella appena effettuata per la Consob con la nomina dell'ex ministro Paolo Savona, contestata anche ieri dalle opposizioni. Il tam tam sul ribaltone in Finmeccanica, con la cacciata di Giuseppe Bono elevata a simbolo di rinnovamento, non fa ben sperare sul metodo. Non a caso, di nomine si è parlato ieri in un vertice di governo, con il titolare del Mef, Giovanni Tria, che dopo le recenti vicende politiche, i sondaggi e i risultati elettorali locali, è tornato ad alzare la voce. Ed è proprio su Tria che puntano gli investitori perché dal nomination day escano manager competenti. La compilazione delle liste spetta a Cdp perché Snam e Italgas sono controllate da Cdp Reti (69% di Cdp) e Fincantieri da Fintecna (100% Cdp). Mentre Cdp è a sua volta controllata dal Mef all'82,7%. Il ruolo di Tria nella partita è quello di consentire ai vertici della Cassa, guidata da Fabrizio Palermo, di operare in autonomia almeno per quanto riguarda gli amministratori delegati delle società, lasciando che la politica faccia meno danni possibili, magari limitando l'azione al cambio di qualche presidente e consigliere (le poltrone in ballo, solo per le tre quotate, sono 27 in tutto). E il premier Conte in un'intervista al Sole, sembra vederla nello stesso modo: ha parlato di «qualche segnale di rinnovamento in un quadro di continuità».

Tradotto in soldoni, se si dovesse guardare ai risultati, gli ad di Italgas (Paolo Gallo) e Snam (Marco Alverà) non danno motivi di soluzione di continuità. Per Bono (Fincantieri) l'unico problema è la longevità aziendale: sarebbe al settimo rinnovo, a 74 anni. Diverso è il caso dei presidenti, che in una logica di cambiamento potrebbero invece pagare qualche dazio.

Vedremo presto se prevarrà un metodo come questo, di mercato, o se il governo giallo verde insisterà con il metodo Savona.

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