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Camera, pieno di nomine M5s: "I vitalizi non hanno scampo"

Nell'Ufficio di presidenza 7 poltrone su 16 ai grillini che esultano. L'azzurra Carfagna è la vice più votata

Camera, pieno di nomine M5s: "I vitalizi non hanno scampo"

L'accordo per le poltrone dell'ufficio di presidenza della Camera dei deputati arriva in extremis ma non evita lo strappo di Fratelli di Italia. Giorgia Meloni deve mollare la vicepresidenza, incassando il questore con Edmondo Cirielli. Il copione è identico a quello del giorno prima in Senato: il M5Ssnon rinuncia alla poltrona di numero due della Camera mentre il Pd perde il questore, ottenendo in cambio la vicepresidenza con Ettore Rosato. A sbloccare l'impasse nel centrodestra, dopo la protesta di Fdi, è la Lega che ritira il candidato questore, lasciandolo all'alleato. Le votazioni si concludono nel tardo pomeriggio con un esito scontato. A Montecitorio i vicepresidenti sono Mara Carfagna (Fi) con 259 voti; Maria Edera Spadoni (M5s) con 213 voti, Lorenzo Fontana della Lega con 222 e Ettore Rosato del Pd con 145. Tra i questori il più votato è Riccardo Fraccaro (M5s) che incassa 269 preferenze; poi Gregorio Fontana (Fi) con 232 ed Edmondo Cirielli (Fdi) con 213. Positivo il risultato della Carfagna, la più votata dell'Aula che ottiene 27 preferenze in più del leghista Fontana. Il M5s centra il pienone anche con i segretari: Francesco Scoma di Fi, tre leghisti Silvana Comaroli, Marzio Liuni e Raffaele Volpi e quattro grillini. Numeri che consentono alla pattuglia di Luigi Di Maio di accelerare sull'abolizione dei vitalizi, il cavallo di battaglia della propaganda M5s. Uno scenario che fa esultare Di Maio: «Con Fico alla presidenza e Fraccaro questore per i vitalizi non c'è più scampo», commenta il capo politico.

Il voto lascia fuori il Pd dal cruciale ufficio dei questori a cui aveva candidato Rosa Maria De Giorgi. L'amarezza dei democratici è contenuta nelle parole di Andrea Romano: «Quanto accaduto nelle ultime ore in Parlamento rappresenta un indizio, pesante e preoccupante, sul modo in cui la nuova maggioranza tra destra e Cinque Stelle si appresta a gestire le nostre istituzioni democratiche. L'esclusione del Pd (secondo partito politico del Paese e principale forza di opposizione) dai collegi dei Questori sia della Camera che del Senato costituisce un fatto senza precedenti nella lunga storia della nostra Repubblica e prepara il terreno ad un utilizzo partigiano e svincolato da qualsiasi controllo delle due Camere». «Di patto tradito» parla Fabio Rampelli, capogruppo di Fratelli di Italia. «C'era un'intesa istituzionale dice per fare in modo che tutte le forze politiche fossero rappresentate ed era stato detto che avremmo avuto una vicepresidenza al Senato e una alla Camera, oltre a un questore. Ma il M5s ha avuto ripensamenti e questo non depone a loro favore anche perché altrimenti noi due giorni fa non ci saremmo associati e votato Fico».

Non c'è solo lo strappo dei meloniani a tenere banco nel centrodestra ma soprattutto la compattezza della coalizione che è mancata. Il candidato grillino Fraccaro ha incassato 269 preferenze, 47 in più di quelle a disposizione dei Cinque stelle mentre a Cirielli (Fdi) e Fontana (Fi) mancano 40-50 voti rispetto a quanti ne conta la coalizione (261 totali).

Unità che ora va ritrovata nel delicato passaggio delle consultazioni al Quirinale.

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