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La campagna d'Africa di Minniti che manda in tilt "Napoleone"

Accordi con le ex colonie francesi. E Parigi s'infuria

La campagna d'Africa di Minniti che manda in tilt "Napoleone"

Immaginate di chiamarvi Emmanuel Macron. E di sentirvi gli eredi di quei Charles de Gaulle, Valéry Giscard d'Estaing e Francos Mitterand abituati a guardare all'Africa come al giardino di casa. Dispiacerebbe anche a voi se un petit italien si divertisse a calpestarne l'erba portandovelo via pezzo a pezzo. É quanto sta succedendo tra il presidente francese Emmanuel Macron e il nostro ministro degli Interni Marco Minniti. Di fronte all'inerzia d'una Francia restia a muoversi nelle zone africane di sua tradizionale competenza Minniti ha assunto iniziative per il contenimento dell'immigrazione in quei paesi come Ciad, Niger e Mali da cui transitano i disgraziati diretti verso la Libia. Iniziative che ieri, dopo la visita al Viminale di Tiéman Hubert Coulibaly, ministro del Mali, hanno portato anche questo Paese ad associarsi alla «cabina di regia» guidata dall'Italia a cui già partecipano Libia, Niger e Ciad. Ora guardate a tutto ciò con gli occhi di Macron «Napoleon» e capirete perché l'Eliseo consideri l'Italia alla stregua di un guastafeste. Il Mali è un ex colonia francese legata da indissolubili legami economici e politici a Parigi. Un ex-colonia in cui la Francia ha dovuto nel 2012 combattere una guerra per sconfiggere le milizie islamiste insediatesi nel nord del paese. Il Niger, oltre ad esser un'altra ex-colonia, è per Parigi una sorta di bottega energetica da cui importare l'uranio che alimenta le centrali nucleari francesi. E il Ciad, per il quale la Francia di Mitterand ha combattuto, negli anni 80, una guerra contro Gheddafi, resta per molti francesi un appendice dell'impero. Quanto basta insomma per considerare le mosse dell'Italia alla stregua di un'impudente intrusione nelle proprie zone d'interesse. E scatenare le ire di un Macron deciso a punire quella lesa maestà strappando all'Italia l'egemonia politica ed economica in Libia. In verità l'unica colpa dell'Italia è di aver risposto all'inerzia con cui la Francia ha assistito, per anni, al passaggio di centinaia di migliaia di migranti dai territori di paesi su cui esercita ancora oggi una sorta di protettorato politico, economico e militare. Prendiamo il Niger. Come certificano rilevamenti satellitari e molte d'inchieste d'intelligence e giornalistiche i militari e le forze di polizia di quel Paese hanno chiuso gli occhi davanti alle colonne di pullman e camion con a bordo i disgraziati diretti verso la Libia. E lo stesso vale per il Ciad. Il tutto mentre i contingenti militari francesi presenti in entrambi i paesi chiudevano altri due occhi. Proprio per questo il 21 maggio scorso il ministro dell'Interno ha convocato un incontro al Viminale con gli omologhi di Libia, Ciad e Niger annunciando la creazione di una cabina di regia per contrastare il terrorismo e il traffico di esseri umani. Proprio per questo un Macron infuriato ha annunciato come una propria iniziativa anche il vertice di fine agosto tra Italia, Francia, Spagna e Germania al termine del quale i ministri europei decideranno strategie comuni sull'immigrazione con quelli di Ciad, Niger e Mali.

Peccato che stavolta il vertice si svolga non a Parigi, ma a Roma.

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