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Campagna di Russia sulle sanzioni l'Europa marcia divisa

Disaccordo sulle misure tra i Paesi Ue, non si sa quando scatteranno e in ogni caso non saranno definitive Nel mirino: petrolio, azioni e armi

L' Unione europea ha adottato formalmente in serata una nuova raffica di sanzioni contro Mosca. Ma non è del tutto chiara la tempistica con la quale i provvedimenti economici nei confronti della Russia entreranno in vigore. Non tutti i Paesi dell'Ue sarebbero d'accordo per un «via» immediato, e preferirebbero concedere qualche tempo a Mosca nell'attesa di segnali distensivi sul fronte ucraino.

Si tratta di sanzioni reversibili, ha puntualizzato il presidente del Consiglio Ue Van Rompuy al termine della riunione straordinaria degli ambasciatori dei 28 Paesi membri, spiegando che l'applicazione resterà sospesa «per alcuni giorni» per valutare «il rispetto del cessate il fuoco e del piano di pace». L'obiettivo è «promuovere un cambio di direzione delle azioni della Russia che destabilizzano l'Ucraina orientale». La tenuta del cessate il fuoco alla frontiera è quindi dirimente per l'applicazione del nuovo pacchetto di provvedimenti economici contro Mosca.

A frenare sull'applicazione immediata delle nuove sanzioni sarebbero state, secondo indiscrezioni, l'Ungheria, la Repubblica Ceca e la Slovacchia, con la Germania dietro le quinte. Prudente, a quanto sembra, la posizione dell'Italia. Mentre sul fronte opposto, quello dei falchi, restano sempre in prima fila la Polonia e gli Stati baltici dell'ex Unione sovietica (Estonia, Lettonia, Lituania). Ad essere colpite dal nuovo round di sanzioni, in particolare, tre fra le maggiori società petrolifere russe - Rosneft, Gazprom Neft e Transneft - oltre ad un gran numero di aziende che operano nel settore civile-militare: dalla Ural, il più importante costruttore di carri armati al mondo, alla United Aicraft Corporation, che produce i velivoli Sukhoi. Per queste società si chiude di fatto il mercato dei capitali europeo. Per il settore civile-militare si chiuderanno anche i commerci.

A partire dalla pubblicazione del documento nella Gazzetta ufficiale dell'Ue, scatta il divieto d'acquisto di azioni e obbligazioni emesse da aziende russe impegnate nella progettazione e nella produzione d'armi, e da aziende ad azionariato pubblico superiore al 50%, con asset superiori a 1.000 miliardi di rubli, e quelle il cui reddito deriva per almeno il 50% dalla vendita o il trasporto di greggio e prodotti petroliferi. Saranno inoltre proibite le operazioni di acquisto e vendita, o di fornitura di servizi, riguardanti prodotti finanziari emessi con scadenza superiore ai 30 giorni.

Dal punto di vista commerciale, si fermano vendite e acquisti di prodotti ad uso civile-militare. Rientrano nell'embargo su questo settore anche l'assistenza tecnica, il servizi di brokeraggio e la manutenzione. Proibiti la fornitura di servizi per l'esplorazione e la produzione di petrolio nell'Artico e per i progetti russi di petrolio da scisto. Ad essere colpite dal nuovo round di sanzioni europee, oltre i grandi del petrolio (Rosneft, Transneft, specializzata in oleodotti che trasportano il 90% del greggio russo e il 30% degli altri prodotti petroliferi, e la Gazprom Neft, controllata da Gazprom) anche alcuni giganti dell'industria militare e civile. Ad esempio la Uralvagonzavod, il maggior produttore mondiale di carri armati, caratterizzati dalle sigle con la lettera «T» e costruiti fin dagli anni Trenta. La Opk Oboronprom, che produce elicoteri e motori, sistemi di difesa aerea e sistemi radioelettronici. La United Aircraft Corporation, nota per i velivolo Sukhoi. Altre società colpite dall'embargo sono Jsc Sirius, Ojsc Stancointrument, la notissima Kalashnikov, produttrice di armi leggere fra cui il famoso mitra, ed altre imprese che operano nel settore munizioni, sistemi anti aerei e anti carro. Rosneft è socio del gruppo Pirelli con una quota del 13%, e il suo presidente Igor Sechin siede nel consiglio d'amministrazione della società.

Nella Gazprom Neft l'Eni ha detenuto una quota del 20% fino al 2009, quando venne ceduta alla Gazprom per 4,2 miliardi di dollari.

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