Elezioni Politiche 2018

"In campo per convincere il mondo cattolico"

Il fondatore di "Tempi": "Anche la rossa Emilia è diventata una Regione contendibile"

"In campo per convincere il mondo cattolico"

Roma - Luigi Amicone, giornalista cattolico, già fondatore e direttore di Tempi e consigliere comunale a Milano, è candidato per Forza Italia nel collegio Bologna e Romagna del Senato.

Direttore, come si trova a fare campagna elettorale nella tana del lupo?

«La mia è una campagna elettorale pura, nel senso che la mia elezione è un terno a lotto, ma ho ritenuto giusto mettermi a disposizione».

Qual è l'obiettivo che persegue?

«Forza Italia ha un suo elettorato. Io cerco di allargare il campo e convincere il mondo cattolico a riconoscersi nella nostra proposta».

Quali riscontri sta ottenendo?

«Buoni, conoscono la persona, arrivo a questa candidatura con la mia storia, metto in campo la mia credibilità di ex insegnante prima di Religione al Liceo Scientifico Cremona e poi di Lettere in Brianza in un istituto privato. E poi quella da giornalista, inviato di Esteri de Il Sabato, poi fondatore di Tempi».

Che clima si respira in Emilia Romagna per il centrodestra?

«Un clima interessante. C'è una base solida della sinistra, ma anche una parte dell'edificio che si sta sgretolando. Poi qui hanno pensato bene di candidare Pier Ferdinando Casini, suscitando prevedibili imbarazzi tra gli elettori. Ma segnali interessanti si colgono anche a Ferrara, Cesena, Rimini. Sono aree ormai pienamente contendibili, sempre che si riesca a vincere l'astensionismo».

Lo scandalo rimborsi determinerà un contraccolpo per il M5S?

«La purezza della bandiera è stata sporcata e si vede l'ipocrisia che c'è dietro determinati impegni. La storia delle mani pulite è lunga, parte con Berlinguer e Scalfari, continua con Di Pietro e l'Italia dei Valori, poi ora con i Cinquestelle appoggiati anche dalla grande stampa e da una parte del mondo giudiziario. La discesa è iniziata, ma ci vorrà del tempo. Loro sono riusciti ad allargare quel 10% che è da sempre contro tutto e contro tutti, come diceva Kennedy. Di certo chi in democrazia si presenta come il puro indisponibile a scendere a patti rappresenta sempre un elemento di pericolo perché la democrazia è negoziato e compromesso».

Quali sono i grandi temi cattolici di questa campagna elettorale?

«I temi cattolici sono i temi del popolo. Ad esempio l'immigrazione. I cattolici vogliono che sia gestita con razionalità, non vogliono il caos. Il problema è che quattro governi hanno pensato di accettare i flussi in cambio della libertà di spendere più del dovuto. È un tema fondamentale. Il paradosso è che i primi a essere preoccupati sono i governanti e i vescovi africani, per l'impoverimento del continente con la partenza di generazioni di giovani e per la nuova tratta degli schiavi. E poi naturalmente ci sono gli interessi di chi ha fatto industria di questi flussi».

Lei è uomo vicino a Comunione e Liberazione.

«Sì, ma non ci sono candidati ufficiali. Bisogna misurarsi sul campo.

Io semplicemente ritengo che la mia storia sia meglio realizzata e rappresentata nel centrodestra e dentro Forza Italia».

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