Politica

Cancellare Equitalia? Solito bluff del governo cambierà solo il nome

L'esecutivo voleva chiuderla e farla assorbire dall'Agenzia delle entrate. Vietato dalla legge

Sarà sempre una società di diritto privato. Avrà una convenzione con l'Agenzia delle entrate, praticamente identica a quella della vecchia società di riscossione. Insomma, l'abolizione di Equitalia assomiglierà molto all'abolizione del ministero dell'Agricoltura, del finanziamento pubblico ai partiti o al referendum per il maggioritario. Una promessa non rispettata, una operazione di maquillage a beneficio degli elettori, ma con pochissima sostanza. La notizia, anticipata dal quotidiano La Repubblica, ieri era sulla bocca di tutti al ministero dell'Economia. Amplificata dalla battuta di Matteo Renzi che poco prima aveva detto «basta alla Equitalia killer» stile «Visco-Tremonti», assicurando che quella nuova sarà diversa «nella forma azionaria e societaria».

Nella legge di Stabilità c'è un problema che, dal punto di vista del legislatore, è addirittura più grave del braccio di ferro con l'Europa. In sintesi: la parte che riguarda la cancellazione di Equitalia è sbagliata. La promessa era stata inserita, pixel su pixel, nelle slide di Palazzo Chigi alla presentazione della legge di Bilancio sabato scorso. Poi i tecnici del dicastero hanno segnalato che c'era un problema di non poco conto: non si possono trasferire i dipendenti di una società privata - perché Equitalia è questo - dentro la pubblica amministrazione senza un concorso. Concorso che non può essere riservato ai soli dipendenti della stessa società per azioni.

Su questi temi la legislazione è stringente. Non rispettarla significa rischiare il caos. Quando l'Agenzia delle entrate promosse dei dirigenti senza concorso, l'attività del fisco rischiò di essere paralizzata dai ricorsi e da una sentenza della Corte costituzionale che aveva invalidato le nomine. «Immaginate - era il ragionamento che si faceva ieri nel governo - cosa succederebbe se si decidesse di statalizzare una Spa». Quindi è da archiviare l'idea di inglobare Equitalia nell'Agenzia dell'entrate, come pensavano di fare il premier Renzi e i suoi consulenti di Palazzo Chigi. Impensabile licenziare i 7.000 dipendenti della prima società di riscossione per ricreare un ente pubblico nuovo. La soluzione alla quale stanno lavorando i tecnici del ministero dell'Economia è, appunto, quella di fare una nuova spa, di confezionargli una convenzione. Poi chiamarla in un modo che sembri un ente pubblico. Tipo, è l'ipotesi circolata ieri, «Dipartimento riscossione dell'Agenzia delle entrate».

Un rovesciamento della filosofia che portò alla nascita di Equitalia. La creazione di strumenti snelli extra pubblica amministrazione, con un marchio riconoscibile e moderno. La riscossione dell'era Renzi, ha un profilo bassissimo. Ma dovrà essere ancora più efficace, se non si vogliono fare saltare i conti.

La necessità di fare cassa è talmente forte che la parte delle una tantum e sanatorie della manovra si amplifica di giorno in giorno. È di ieri la notizia che anche le multe affidate alla riscossione dal 2000 al 2015 saranno «rottamabili» con le regole delle cartelle esattoriali. A decidere se aderire alla sanatoria saranno però gli enti locali. Regioni, province e comuni che hanno il potere di emettere multe. Saranno sanabili anche i debiti relativi alle imposte locali, come Ici, Tasi e Tari. Entro 90 giorni dall'emanazione del decreto i contribuenti dovranno comunicare a Equitalia l'intenzione di aderire alla sanatoria. Si dovrà pagare l'importo della cartella senza interessi e sanzioni, in un'unica soluzione o in tre rate bimestrali. Misura molto popolare, che produce gettito.

Un occasione doppia per il governo a corto di coperture e anche di consensi per il referendum.

Commenti