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La candidata alla Consulta? Firmava gli appelli anti Cav

La giurista Sandulli nel 2005 aderì al documento contro le riforme di Berlusconi. Forza Italia e Ncd lanciano l'altolà: non la votiamo

La candidata alla Consulta? Firmava gli appelli anti Cav

La sua firma, tra quelle di 183 professori universitari di diritto costituzionale, diritto pubblico e diritto amministrativo che definivano «pessima controriforma» la riforma costituzionale targata Casa delle Libertà, era semplicemente una fra tante. In ottima compagnia, tra quelle di 17 presidenti e vicepresidenti emeriti della Corte costituzionale e di oltre 400 docenti universitari, ma soltanto una tra tante. Solo che adesso Maria Alessandra Sandulli, avvocato, professore ordinario di diritto amministrativo e giustizia amministrativa all'Università di Roma 3, non è più un'esperta tra tante. Potrebbe infatti diventare giudice costituzionale, visto che il suo nome, in tandem con quello di Silvana Sciarra, è quello su cui il Parlamento spera di trovare un accordo. Ma a sbarrarle la strada, a quasi dieci anni di distanza, potrebbe proprio essere l'adesione a quell'appello anti Cav, troppo partigiano per un giudice costituzionale che per dovrebbe essere super partes.

A segnalare lo schieramento tra gli anti Cav della Sandulli con quel documento di «Salviamo la Costituzione» siglato in vista del referendum che il 25 e 26 giugno del 2006 poi bocciò la riforma della Cdl (il “no” trionfò col 61,2%) è stato il sito del quotidiano Libero . E già tra i senatori di Forza Italia, ma anche del Nuovo centrodestra c'è chi lancia l'altolà. «Ha più chance Papa Bergoglio – dice qualche senatore azzurro – di essere eletto alla Consulta di lei. Una così di sinistra noi non la voteremo mai...». Più moderato ma altrettanto eloquente Ncd: «Di avvocati e docenti universitari donna – fanno sapere dal partito di Alfano – ce ne sono tanti. Si provi ad individuare un altro nome». Insomma, la professoressa-avvocato Sandulli, figlia d'arte - il padre, Aldo Mazzini Sandulli, fu nominato giudice costituzionale dal presidente Gronchi, e fu presidente della Consulta tra il '68 e il '69 – proprio no, non piace all'area di centrodestra. E a meno che su di lei non convergano anche i grillini, magari in cambio di aiuto per il proprio concorrente al Csm, Alessio Zaccaria, sembra probabile che giovedì prossimo - la giornata fissata per la nuova votazione a Camere riunite, la numero 21 - si vada incontro all'ennesima fumata nera. Il Pd vuol chiudere. Il presidente dei senatori Luigi Zanda ha chiamato il suo omologo capogruppo del M5S Alberto Airola per comunicargli i nomi dei candidati.

Ma ora, per la Sandulli, spunta l'intoppo di quel vecchio appello anti Cav. Cosa diceva? Un passo indietro, al 2005. E al clima rovente che portò alla creazione di comitati del «no» al referendum del 25 e 26 giugno 2006, raccolti dalla sigla «Salviamo la Costituzione». E appunto di «Salviamo la Costituzione» è l'appello firmato dalla Sandulli, che bollava come «pessima controriforma» la riforma della Cdl, e invitava a votare «no» al referendum per «mettere fine una volta per tutte all'epoca delle riforme costituzionali imposte a colpi di maggioranza». Gli anni passano, quasi dieci. La Cdl non c'è più.

Ma quella firma, alla Sandulli, rischia di costare la poltrona.

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