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Caos competenze, pure Toninelli gira a vuoto

Il ministro delle Infrastrutture: "Tocca a Malta, ora nessuno scalo italiano è interessato"

Caos competenze, pure Toninelli gira a vuoto

Roma - «Non ho emanato alcun decreto di chiusura dei porti perché non serve». Per il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, al quale spetta la decisione di interdire l'accesso e la sosta negli scali del territorio italiano, non occorre la chiusura dei porti invocata a più riprese da Matteo Salvini (che comunque non avrebbe l'autorità per farlo) perché semplicemente non spetta all'Italia risolvere la questione. «Il caso è più che mai europeo», afferma Toninelli. In effetti la vicenda della Sea-Watch3 e della Prof Albrecht Penck non è identica a quella della nave Aquarius risalente al giugno scorso. In quel caso il soccorso dei naufraghi era stato coordinato dalle autorità italiane e dunque la responsabilità di quelle vite ricadeva sul nostro governo. Mentre questa volta Toninelli sottolinea che nessun «porto italiano è interessato alle operazioni perché il Maritime rescue coordination centre italiano non ha coordinato i soccorsi». E in effetti da quando si è conclusa l'operazione Triton, che assegnava all'Italia il compito di assorbire tutti gli sbarchi, con Themis lo sbarco spetta al Paese che coordina i soccorsi e comunque al più vicino porto sicuro. In questo caso ad esempio è sempre Toninelli a puntualizzare che due interventi «sono avvenuti in acque Sar libiche» e che dunque «toccava a Tripoli agire». Ma per le organizzazioni umanitarie Tripoli non è affatto un porto sicuro ed infatti non si sono dirette lì. «Le due Ong hanno invertito la rotta e ora sono a ridosso delle coste maltesi ed è giusto che sbarchino lì, viste anche le condizioni del mare in peggioramento», prosegue il ministro grillino che conclude con un avvertimento: «Nessuna autorità di sistema portuale italiana può arrogarsi prerogative che travalicano le sue funzioni amministrative» promettendo di «valutare eventuali accertamenti di natura disciplinare».

Ma se la nave decidesse di fare rotta in un porto italiano che cosa accadrebbe? Si possono chiudere i porti anche in caso di richiesta di soccorso? La Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (che il nostro paese ha ratificato nel '94) prevede la possibilità di impedire l'accesso alla nave che si sospetta stia violando le leggi nazionali quindi anche eventualmente quelle sull'immigrazione. E il ministro dei Trasporti che presagisca rischi per l'ordine pubblico può vietare il transito e la sosta nelle acque territoriali. Esistono però diversi trattati internazionali che impongono di tutelare la sicurezza, la salute e il rispetto dei diritti umani. Si può fare riferimento alla Convenzione Europea dei diritti dell'Uomo; alla Convenzione della salvaguardia delle vita umana in mare che risale agli anni '80.

E senza andare troppo lontano ci si può riferire alla nostra Costituzione che all'articolo 2 richiama al dovere della solidarietà.

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