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Caos M5s, i dissidenti ora vogliono «rubare» il logo

Ricorso al tribunale contro Beppe dei grillini della prima ora: nel mirino la nuova associazione

Caos M5s, i dissidenti ora vogliono «rubare» il logo

Roma - Ortodossi contro riformatori. I grillini «puristi» attaccano il nuovo corso targato Luigi Di Maio, aprendo un ulteriore fronte nell'eterno conflitto tra i leader e i dissidenti. I ribelli si scagliano contro l'associazione Movimento 5 Stelle costituita lo scorso dicembre, la terza in otto anni. Sempre il mese scorso, i vertici hanno annunciato il rinnovamento dello statuto e del codice etico. Venerdì, una pattuglia di ricorrenti ha ottenuto dal tribunale di Genova la nomina di un curatore speciale a tutela della prima emanazione giuridica del Movimento, che risale al 2009. I contestatori accusano Beppe Grillo di conflitto d'interessi, e reclamano per il soggetto politico delle origini, considerato ancora in vita, il diritto esclusivo a utilizzare il nome, il simbolo M5S e il dominio internet movimento5stelle.it. A meno di due mesi dalle Politiche, si accende l'ennesimo scontro interno.

Il giudice scrive che «è ravvisabile conflitto di interessiin conseguenza della posizione e qualifica rivestita da Giuseppe Piero Grillo nell'associazione MoVimento 5 Stelle del 2009 della quale è legale rappresentante, e di cui fanno parte gli odierni ricorrenti, dell'essere anche capo politico della prima associazione, dell'essere garante dell'associazione costituita nel dicembre 2017 e presidente del Consiglio Amministrativo della associazione costituita nel 2012». Troppi ruoli per un uomo solo, che secondo i ricorrenti si sarebbe messo in conflitto di interesse nei confronti degli iscritti al gruppo originario.

Al neo-costituito comitato per la difesa dei diritti del M5S si sono rivolti «centinaia e centinaia» di associati, assicura l'avvocato Lorenzo Borrè, da anni difensore degli attivisti grillini in rotta con il gruppo dirigente. I militanti «hanno appreso alla vigilia di capodanno, dal blog di Grillo, della costituzione di una nuova associazione con organigramma e statuto», dice ancora Borrè, che ha curato il ricorso assieme al collega Alessandro Gazzolo. Si tratterebbe, secondo il legale, di «una scissione, non della creazione di un nuovo M5S».

A meno di sessanta giorni al voto, non sembra ci siano i tempi tecnici per scippare il simbolo dalle mani di Grillo e Di Maio. Si lavora più a lungo termine, per radunare gli attivisti non intenzionati a migrare nella nuova associazione. A guidare il coordinamento a salvaguardia del M5S «originale» è Cristina Grancio, consigliera del Movimento nella Capitale, prima sospesa e poi reintegrata a causa della sua contrarietà al nuovo stadio della Roma. L'unico parlamentare coinvolto è Riccardo Nuti, sotto processo per il caso firme false a sostegno della lista M5S alle Comunali di Palermo nel 2012. Per Nuti, l'obiettivo dell'azione legale è chiaro: «Dobbiamo dire ai cittadini: il M5S che avete conosciuto in questi anni è l'associazione nata nel 2009.

Quella sorta a fine 2017 è un'altra associazione, con una serie di regole che sono quasi l'opposto».

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