Politica

Caos migranti in tutta Europa: in Macedonia scene da guerra

Migliaia di persone dirette in Grecia fermate dalla polizia che presidia il confine In serata accolti in 500 ma ora anche la Bulgaria pensa a misure anti invasione

L a polizia macedone in assetto anti-sommossa ha sparato ieri granate stordenti contro una folla di immigrati che - bloccati da un giorno nella terra di nessuno al confine con la Grecia - hanno cercato d'attraversare la frontiera. Dopo aver dichiarato uno stato di emergenza temporaneo nelle regioni di confine a Nord, con la Serbia, e a Sud, con la Grecia, Skopje ha chiuso giovedì il confine meridionale in seguito a un massiccio afflusso di immigrati alle sue porte. Oltre 3.000 persone, in fuga prevalentemente da conflitti in Siria, Irak e Afghanistan, hanno tentato ieri di attraversare comunque il valico - la polizia ha anche utilizzato il ferro spinato per bloccare 200-300 metri di rotaie della ferrovia lungo le quali camminavano i migranti nel tentativo di oltrepassare il confine nella città macedone di Gevgelija, e a quel punto sono iniziati gli scontri. Gli agenti hanno utilizzato granate stordenti per disperdere la folla (il ministro dell'Interno locale nega l'utilizzo di lacrimogeni, come riportato in un primo tempo dai media). Amnesty International ha accusato ieri le forze dell'ordine macedoni di aver agito in violazione delle leggi internazionali. Secondo Medici Senza Frontiere, ci sarebbero almeno dieci feriti, quattro in condizioni gravi, trasferiti in ospedali e centri sanitari greci.

Poche ore dopo le tensioni, la Macedonia ha aperto il confine ad almeno 500 persone, in prevalenza famiglie con bambini, e il suo ministero dell'Interno ha fatto sapere che accoglierà altri migranti «in conformità con la capacità dello Stato» di fornire aiuti. Secondo Antonio Guterres, capo dell'Alto Commissariato della Nazioni Unite per i Rifugiati, Skopje avrebbe assicurato che non chiuderà più i suoi confini in futuro.

Nell'ultimo mese, secondo dati ufficiali, oltre 40mila persone - il doppio rispetto a luglio - avrebbero attraversato il Paese in viaggio verso il Nord Europa e in arrivo dalla Grecia, via Turchia. Nelle isole greche da gennaio sono approdate oltre 160mila persone in fuga soprattutto dai conflitti e violenze in Siria, Irak e Afghanistan. In pochi mirano a fermarsi in Grecia o in Macedonia, Stati sulla via che attraverso la Serbia conduce alle porte dell'Unione europea - nell'Ungheria che sta costruendo una barriera per arrestare i flussi migratori - e poi nei Paesi di destinazione: in prevalenza Olanda, Germania, Scandinavia. È a causa dell'irrobustirsi di questo flusso migratorio che proprio ieri anche la Bulgaria ha annunciato d'essere pronta a dispiegare l'esercito lungo il suo confine Sud-occidentale con Grecia e Macedonia. Dopo che Skopje ha dichiarato lo stato di emergenza - una mossa che permette al governo l'utilizzo dei soldati in momenti di crisi - la Bulgaria, membro dell'Unione europea ma non in Schengen, teme che il migliaia di immigrati possano dirigersi verso i suoi confini.

La crisi macedone sta contagiando quindi anche i Paesi vicini e l'Unione europea, meta finale per la maggior parte dei profughi, ha dichiarato ieri attraverso l'ufficio dell'Alto rappresentante per la Politica estera, Federica Mogherini, d'essere «pronta ad aiutare» con «ulteriore assistenza». Da mesi le istituzioni europee sono accusate dai governi nazionali di muoversi con troppa lentezza nel tentativo di risolvere la più imponente crisi migratoria dalla Seconda Guerra Mondiale. Benché la Macedonia non faccia parte dell'Unione europea, Bruxelles a inizio agosto ha stanziato oltre 90mila euro per permettere al Paese di affrontare l'emergenza lungo i suoi confini, diventati con la Grecia e l'Italia la porta per l'Europa per migliaia di persone in fuga.

di Rolla Scolari

È la somma in euro già stanziata dalla Commissione europea per l'emergenza in Macedonia

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