Cronache

Capelli, spille, fotografie: tutti nelle pieghe degli abiti

Negli atelier in cui nascono i capi più esclusivi le sarte tengono in vita alcuni rituali propiziatori

Capelli, spille, fotografie: tutti nelle pieghe degli abiti

«Non puoi immaginare quante cose si riescono a nascondere nei vestiti», dice il couturier Reynolds Woodcock (Daniel Day Lewis) ad Alma (Vicky Krieps) modella, amante e musa della sua claustrofobica creatività sartoriale. Siamo nelle scene iniziali del bellissimo film Il Filo Nascosto che per primo ha violato i rituali di uno dei luoghi mediatici più segreti che ci siano: l'alta moda. Adesso arriva Un Atelier a Barcellona, romanzo di Núria Pradas (Salani Editore) pieno di stilisti bohemien, imprenditori rapaci, sarte dalle mani d'oro e giovani apprendiste. Intanto, però, da domenica 1 a giovedì 5 luglio si svolgono le sfilate dell'haute couture di Parigi, il non plus ultra sotto tutti i punti di vista. In calendario stavolta ci sono 35 defilé e 15 presentazioni dell'alta gioielleria, oltre a un'infinità di eventi collaterali. Tra questi il lancio delle incredibili scarpe con tacco di cristallo create da Diego Dolcini in collaborazione con la maison Baccarat e l'apertura al pubblico (dal 2 luglio al 6 gennaio) della mostra L'Alchimie secrète d'une collection alla Fondazione Alaïa. Inoltre la sera del 4 verrà offerto un cocktail per festeggiare i 150 anni della Chambre Syndical dell'alta moda francese. Resta comunque da capire cosa venga nascosto in questi abiti che richiedono anche centinaia di ore di lavoro con buona pace della legge sulle 35 ore settimanali tanto odiata da Macron. Tanto per dare un'idea, da Valentino, dove hanno e laboratori e 75 sarte che diventano 85 sotto sfilate, raccontano di foto della sposa bambina cucite nei corsetti, di antiche monete porta fortuna messe nell'orlo e del tradizionale nastrino azzurro che dovrebbe propiziare la nascita del primo figlio maschio affrancato nella sottogonna. Pare che una ragazza abbia fatto nascondere le vere perle di una preziosissima collana della nonna nel ricamo del suo vestito. Un'altra ha invece fatto ricamare la frase «sushi forever» nel gros grain che le fermava l'abito in vita e questo fa il paio con la scritta «never cursed» («mai maledetto») nascosta nel vestito per le seconde nozze della madre del couturier ne Il Filo Nascosto. «Ogni atelier ha i suoi riti e molti purtroppo si sono persi», dice Marc Audibet, designer parigino di lungo corso che ha esordito giovanissimo come assistente di Emmanuel Ungaro prima di passare da Madam Grès e infine da grandi marchi del prét-à-porter come Prada, Hermès e Ferragamo. «Le sarte di Monsieur racconta nascondevano 3 o 5 capelli nell'orlo degli abiti da nozze ed erano convinte di sposarsi a loro volta entro l'anno se la sposa avesse calpestato proprio quel punto alle prove oppure al matrimonio. Invece da Madame Grès come da Yves Saint Laurent dovevano rubare almeno 100 minuscoli pesi a forma di anello ogni 12 mesi per cucirli dentro una borsetta di seta da gettare nella Senna contro il malocchio». Ancor più belle le storie sulle Caterinettes, nome in codice delle apprendiste in sartoria devote a Santa Caterina d'Alessandria, vergine e martire. Per quelle che non hanno ancora compiuto 25 anni, le colleghe del tavolo devono confezionare un cappello verde e giallo da indossare il 25 novembre, anniversario del martirio. Ci sono grandi maison francesi come Dior che quella sera offrono una cena di gala a queste maghe dell'ago e del filo. Sono proprio gli aghi o meglio gli spilli l'oggetto nascosto oppure dimenticato con maggior frequenza dentro le creazioni. «Non è una disattenzione ma una prova di quanto si sono impegnati in sartoria: più ce ne sono e più lavoro c'è dietro», sentenzia Pierpaolo Piccioli, direttore artistico di Valentino. Inutile dire che il rischio di pungersi per le clienti è ridotto al minimo perché le creazioni d'alta moda sono come torte mille foglie.

Strati su strati di pura delizia per arrivare alla perfezione assoluta.

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