Cronache

Il capo dei capi della mafia cinese finisce in manette: affari in tutta l'Ue

Il capo dei capi della mafia cinese finisce in manette: affari in tutta l'Ue

Monopolio del trasporto delle merci cinesi in mezza Europa ottenuto con la violenza e le estorsioni. Bische, bordelli, droga e prodotti contraffatti per un giro complessivo di centinaia di milioni di euro. E pure fastosi matrimoni, inchini davanti al padrino, macchine di lusso per dimostrare chi è il capo dei capi della mafia cinese in Italia. Ieri all'alba è finito in manette a Roma Naizhong Zhang, 58 anni, mammasantissima della criminalità con gli occhi a mandorla nel nostro paese. Un boss che dopo una quarantina di omicidi nella guerra fra bande cinesi a Prato ed in Europa ha imposto la pace ed il controllo del territorio e delle attività criminali come un padrino siciliano. «Io sono il capo . il più potente in Europa» sosteneva in maniera sfrontata al telefono pensando di non venir intercettato. I suoi fedelissimi lo chiamavano «l'uomo nero» e ieri è scattata la retata a Prato, Roma, Milano, Padova, ma pure in Francia e Spagna.

La direzione distrettuale antimafia di Firenze ha emesso 33 mandati di custodia cautelare ed altre 54 persone sono indagate. Alla cupola cinese è contestato il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso. La mafia con gli occhi a mandorla aveva il suo quartier generale a Prato, la città toscana dove vivono 50mila cinesi. L'inchiesta, nome in codice «China truck» è partita nel 2011 e ha scoperto come Zhang sia riuscito a imporre il monopolio del trasporto su ruota delle merci cinesi in Italia, Francia, Germania ed altri paesi europei. Un'attività redditizia che ha permesso al boss di investire i proventi nel nostro paese in attività illecite come «usura, abusivo esercizio del credito, gioco d'azzardo, traffico di droga» si legge nell'ordinanza di custodia cautelare.

Quando il capo di capi arrivava a Prato file di cinesi correvano a salutarlo inchinandosi. Per il figlio Di Zhang pure lui finito in manette il boss aveva personalmente organizzato all'hotel Hilton di Roma un fastoso matrimonio con 500 invitati pagato 80mila euro in contanti. Gli ospiti, vip provenienti anche dalla Cina, venivano accompagnati in Ferrari o Lamborghini con autista. Il padrino cinese sosteneva che «nella mafia ci vuole la strategia per andare avanti prima sapevo fare solo il mafioso, ora faccio anche e soprattutto affari».

Gli agenti lo hanno arrestato nella casa a Roma e aveva una sfilza di macchine di lusso. In manette anche l'amante e segretaria, Chen Xiaomian detta Amei, che vive a Prato. In casa le hanno trovato 30mila euro in contanti. La mappa criminale della mafia cinese ha portato alla scoperta di bische nascoste ricavate in bar o ristoranti, bordelli mascherati da centri massaggi, traffico di droga e prestiti a tassi da usurai.

I soldi venivano investiti anche in corni di rinoceronte, status symbol in Cina ed in sogni di grandezza come il progetto di comprare la quota di un'importante miniera di carbone in patria.

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