Politica

Caracas, liberati i reporter italiani

I due freelance potrebbero tornare in Italia già nelle prossime ore

Fausto Biloslavo

e Paolo Manzo

«Liberi», dopo 48 ore di fermo in Venezuela, Roberto Di Matteo, giornalista videomaker e Filippo Rossi free lance svizzero, che hanno collaborato con il giornale.it e Gli occhi della guerra. Il magistrato Alfonsina Vega del tribunale di Maracay non ci ha messo molto nell'udienza di ieri a rendersi conto che le accuse erano infondate. Assieme ai due europei torna in libertà anche il giornalista venezuelano Jesús Medina, che lavora per Dolar Today, un portale d'informazione molto ostile al governo di Caracas. Sembra che non sia neppure prevista l'espulsione del paese, ma Di Matteo e Rossi farebbero bene a tornare subito a casa.

Prima dell'udienza, che dovrebbe aver chiuso la disavventura, erano circolate le foto di Di Matteo seduto, che mostra i polsi ammanettati davanti l'obiettivo del fotografo. Non era felice, ma neppure disperato. Più serio Filippo Rossi il free lance di Lugano anche lui in manette al comando 421 della Guardia nazionale a nord di Caracas. Poi nel pomeriggio di ieri la sentenza che ha ridato loro la libertà.

L'accusa era di aver cercato di introdurre senza l'opportuna autorizzazione le attrezzature di lavoro, macchine fotografiche e videocamere, nel famigerato carcere di Tocoron, dove avrebbero dovuto realizzare un reportage. In realtà, venerdì scorso, i tre giornalisti erano entrati legalmente nel penitenziario chiedendo di incontrare il direttore del carcere. Una volta arrivati nel suo ufficio, però, il loro materiale è stato sequestrato e sono finiti in manette. Non è chiaro cosa sia accaduto, ma non sono neppure riusciti ad entrare in contatto con i detenuti.

Una delegazione del Sindacato Nazionale dei Lavoratori della Stampa venezuelano accompagnata da una deputata aveva incontrato i giornalisti nella prigione di Tocoron, prima dell'udienza, «per diversi minuti». La delegazione ha confermato che stavano bene, non venivano maltrattati ed erano stati rifocillati.

La Farnesina si era subita mobilitata attivando l'ambasciata italiana a Caracas, che ha garantito un legale a Di Matteo e seguito la vicenda fino alla liberazione.

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