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Cari leader, lasciate in pace quel povero koala

Ogni leader (o first lady) lo spupazza. È la vera vittima della globalizzazione

Cari leader, lasciate in pace quel povero koala

Meno male che non sono nato koala. Chiarisco subito che questo animale peloso, diventato famoso grazie a un cartone animato di successo, mi è simpatico. Ma aggiungo che mi fa pena per la vita che gli tocca fare a causa dell'impiego impostogli dall'uomo: quello di essere fotografato in braccio a chiunque capiti in Australia e desideri farsi ritrarre con lui, quasi che fosse un trofeo, sia pure momentaneamente in forma fisica. L'orsetto infatti a forza di essere costretto a stare con le zampe attorno al collo dei turisti, per consentire loro (una volta tornati in patria) di mostrare con vanto agli amici l'istantanea esotica, rischia la depressione, forse anche l'inappetenza da disgusto.

Vorrei vedere voi se riuscireste a sopportare la tortura - non solo psicologica - di essere coccolati per finta, giusto il tempo di uno scatto, allo scopo di rendere felice qualsiasi bischero che, avendo messo piede in Oceania, si sente in diritto di stringervi al petto e di posare con voi per documentare la propria vanità. Deve essere una tale scocciatura, questo esercizio idiota (che ricorda quello dei bambini in vacanza a Rimini fotografati accanto alla scimmietta), da rovinare l'esistenza della povera bestia.

La cosa turpe è che non soltanto i viaggiatori di basso profilo ma anche le personalità di maggior spicco cedono alla tentazione di afferrare il marsupiale, facendosi immortalare nella certezza che l'immagine stravagante finirà su tutti i giornali e, inevitabilmente, sui teleschermi. Alla regola non è sfuggita neppure Agnese Renzi, consorte di Matteo, il cui volto raggiante, vicino al musetto buffo del paziente animale, è apparso sui media. Non c'è verso. Prima della signora, abbiamo visto sui mezzi di comunicazione decine, forse centinaia, di signore e di signori ritratti col koala aggrappato alle loro spalle. Gente importante improvvisamente regredita allo stadio infantile senza tradire imbarazzo: da Barack Obama in giù, non vi è un presidente, un premier, un ministro, un'autorità, un campione dello sport che abbia resistito alla voglia di abbracciare l'orsetto davanti all'obiettivo. Tutti in certe circostanze pensano al piacere di sfogliare un dì l'album dei ricordi in cui un posto d'onore sarà riservato alla foto storica col mangiatore di foglie di eucalipto. Il quale non si capisce come possa sopravvivere al contatto con una simile umanità.

Organizziamo una campagna per liberare il koala almeno dalla stupidità dei potenti.

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