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Caro Saviano, in cella chi sfrutta i migranti

Caro Saviano, in cella chi sfrutta i migranti

Quanto livore. Sono proprio odio e rancore quelli che albergano nell'animo di Roberto Saviano. Un vero e proprio tarlo che gli consuma la mente giorno dopo giorno e lo spinge ad augurare la peggior sorte possibile a Matteo Salvini. «I 134 migranti a bordo della OpenArms, dopo essere stati ostaggio dei banditi libici, ora lo sono del bandito politico Matteo Salvini, il MinistroDellaMalaVita che siede, speriamo ancora per poco, a capo del Viminale ha scritto su Twitter - Ma il destino di Salvini è il carcere, e questo lo sta capendo anche lui; basterà che si spengano le luci». Salvini, dal canto suo, ha immediatamente replicato twittando: «Il signor Saviano mi vuole vedere in galera. Che faccio amici, gli do retta e mi dimetto o tengo duro?».

Siamo abituati agli scambi di insulti, ormai fanno parte della dialettica politica e non solo, quindi non è il dare del bandito al ministro dell'Interno che ci sconvolge. No, piuttosto quel velenoso augurio di un triste destino, del tintinnar di manette prima ancora che un giudice si pronunci, se mai lo farà. D'altronde, lo scrittore non delude mai i suoi fan. Dopo essersi auto assiso sul trono della superiorità culturale e morale, da buon(ista) sovrano dispensa giudizi e sentenze inappellabili. L'emergenza immigrazione continua a dividere l'Italia, eppure non abbiamo mai sentito Saviano usare gli stessi toni con il presidente francese che tiene chiusi i porti e le frontiere ormai da anni. Come non ha emesso neppure un vagito quando la questione immigrazione ha toccato Riace, con il sindaco finito sotto inchiesta per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e altri reati. Oppure nel caso di Mafia Capitale, un sistema malavitoso per gestire il business dei migranti con i soldi dei contribuenti. E nessun proclama savianese neppure dopo il caso Bibbiano, dove per loschi interessi tanti bambini venivano strappati alle loro famiglie e dati in adozione. In questi casi sì, che viene voglia di invocare il carcere.

Nessuno è perfetto, lo sottoscriviamo, ma se qualcuno si bea di essere il re guardiano di morale e cultura dovrebbe per prima cosa curare il suo strabismo, che gli impedisce di vedere alla sinistra del suo naso.

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