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Carrai si vendica: "Niente nomina? Male per l'Italia"

Sul mancato incarico a capo della cybersecurity di Palazzo Chigi: "Così ne ha perso il Paese"

Carrai si vendica: "Niente nomina? Male per l'Italia"

È lo Steve Jobs di Greve in Chianti e quello Stay hungry. Stay foolish è stata la sua filosofia di vita fino ad oggi. Marco Carrai, detto «Marchino», parla poco ma quando parla fa notizia. Il factotum e fundraiser di Matteo insieme ad Alberto Bianchi, avvocato di Renzi e presidente della Fondazione «Open», sabato era alla «Versiliana» di Marina di Pietrasanta, in versione cyberguru, intervistato dalla giornalista Annalisa Chirico.

La Chirico gli ha chiesto circa la sua mancata nomina a capo dell'unità di coordinamento della cybersecurity a Palazzo Chigi e qui Carrai si è tolto qualche sassolino dalla scarpa: «Si è persa una occasione, e non lo dico per me. Non ho perso io che pure avevo le competenze per ricoprire quel ruolo, ha perso l'Italia perché la cybersecurity è uno dei principali challenge del futuro, e una struttura ad hoc serve a proteggere il Paese. La mia squadra già oggi è in grado di hackerare un pacemaker». Cosa che provoca pure una certa inquietudine. Del resto Carrai, rampollo di una potente e ricca famiglia cattolica, nella quale è consuetudine andare a Lourdes e farsi il segno della croce prima di mangiare, pur non essendo laureato, di esperienza sul campo ne ha fatta tanta (grazie a Renzi). Amico di americani e israeliani, è stato inquadrato, a 29 anni, come dirigente della segreteria dell'allora presidente della Provincia Renzi («senza concorso») e da quel momento non ha fatto altro che collezionare poltrone, tra le quali la presidenza dell'Aeroporto di Firenze Spa.

Il suo lato umano è emerso quando ha ammesso che «per via dell'amicizia con Matteo ho subìto una pesante compressione della mia privacy. Io non mi occupo di politica, né mi piace parlarne». Eppure di politica si è occupato per tutta la vita, finanziando tutte le campagne elettorali dell'amico. Anche se il suo libro, Avanti, ancora non l'ha letto: «Non ho avuto ancora il tempo di leggerlo. Non mi aspetto un trattato tecnologico, lui deve parlare di politica». Invece lui di politica non ha piacere di parlare anche se raccogliere soldi per la politica è stato il suo mantra per tanto tempo. Dal 2007 «la ditta Carrai&Bianchi» ha messo in piedi una galassia di contatti racimolando oltre 4 milioni di euro per la corsa di Renzi. «Hanno montato una montagna di polemiche che mi hanno amareggiato e complicato la vita - conclude Carrai - A Matteo però auguro di tornare a Palazzo Chigi».

A lui conviene di sicuro, anche se di politica non parla.

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