Politica

Cartabia, la pupilla di Re Giorgio Ha i numeri giusti e piace a Renzi

RomaMarta Cartabia, segnatevi questo nome. Solo pochi mesi fa non la conosceva nessuno, oggi è vicepresidente della Corte Costituzionale e domani, chissà, potrebbe essere la sorpresa, l'asso rosa di Matteo Renzi per il Colle.

È lei infatti, la giurista lombarda allieva di Valerio Onida, l'ultimo regalo di Napolitano al premier, la soluzione di riserva, la carta nascosta da giocare in caso di necessità. La Cartabia in molti punti corrisponde perfettamente al profilo ideale del capo dello Stato cercato da Renzi. È una donna, e già questo per il Quirinale sarebbe una mezza rivoluzione. È giovane, cinquant'anni, l'età minima per diventare presidente. È «nuova», nel senso che non ha in tasca tessere di partito e non viene dalla politica. È cattolica, di sinistra ma non troppo.

E poi, grazie a Giorgio Napolitano, ha una carica istituzionale di rilievo. Qualcuno storse la bocca quando a dicembre, saltando i criteri di anzianità, fu eletta vicepresidente della Consulta, anche se Alessandro Criscuolo aveva già un numero due. Adesso il senso dell'operazione è più chiaro. Come con Mario Monti, nominato senatore a vita subito prima di affidargli l'incarico di sostituire Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi, pure con la Cartabia Napolitano ha costruito a freddo una «riserva della Repubblica» e, prima di dimettersi, l'ha consegnata a Renzi: se serve, gli ha detto, ecco pronta una soluzione.

Manca una decina di giorni al primo scrutinio e quindi è ancora presto per capire se il presidente del Consiglio giocherà davvero quella carta. Intanto però, in attesa di vedere che fine farà l'Italicum e di sapere che cosa si diranno martedì prossimo Renzi e Berlusconi, tutte le candidature finora in pista mostrano diversi problemi. Dal vertice di lunedì tra il Cavaliere e Alfano è venuto fuori che Fi e Ncd gradirebbero uno tra Giuliano Amato, Pier Ferdinando Casini e Anna Finocchiaro. Il dottor Sottile piacerebbe pure a Pier Luigi Bersani e persino a Massimo D'Alema. Ma Renzi, raccontano, quando ha sentito i nomi della rosa, è rimasto piuttosto freddino. Casini, spiegano, incarna un'idea neocentrista e non può quindi piacergli. Anche Amato, con il suo peso e il suo curriculum, sembra lontano dall'identikit del premier, che però si tiene ancora le mani libere. Ma la sinistra del Pd pensa che alla fine sarà costretto ad accodarsi.

Il negoziato potrebbe avere nella Finoccharo il suo punto di caduta. Non è nuova ma è una donna, è una ex Ds ma non è giustizialista e al Cav potrebbe andare bene. Sicuramente, a quanto si racconta alla Camera, più di Sergio Mattarella, il quale, oltre ad avere un profilo più sbiadito, sconterebbe il veto di Alfano, che considera un cattolico di centrosinistra al Colle un ostacolo per il suo disegno di costruzione del Ppe in Italia.

Per motivi analoghi sono il calo le quotazioni degli ex segretari Pds-Ds-Pd Massimo D'Alema e Piero Fassino. L'unico che tiene botta è Walter Veltroni. Anzi, il sito di scommesse Paddy Power dà l'ex sindaco di Roma come favorito a 6,50. Nel tabellino dei bookmakers Veltroni supera Romano Prodi, quotato a 9, Roberta Pinotti, 10 come Fassino, e Paolo Gentiloni, 11. Staccati Amato, Mattarella, Stefano Rodotà, Laura Boldrini e Pier Carlo Padoan.

Giochi aperti, con l'incognita Cinque Stelle.

Roberto Fico, membro del direttorio M5S, fa una mezza apertura: «Se ci viene presentato un nome di alto profilo, indipendente dal governo, lo valuteremo».

Commenti