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Morales, il comunista con la casa da sceicco

Svelata la suite su due piani del "presidente del popolo": "Lussi da sceicco arabo"

Morales, il comunista con la casa da sceicco

San Paolo - Mentre Evo Morales è in Messico ospitato dal presidente López Obrador (Amlo), il nuovo governo della Bolivia - insediatosi come da Costituzione e che deve indire nuove elezioni entro gennaio - mostra al mondo il lusso «da sceicco» in cui viveva il sindacalista cocalero. Una risposta alla foto divulgata l'altroieri dai produttori di coca di cui Morales è il leader, con Evo a dormire per terra sotto una umile tenda nel suo feudo del Chapare, dove il 94% delle foglie di coca prodotte (fonte Dea, agenzia anti-droga Usa) si trasformano in cocaina per i mercati statunitensi ed europei.

La suite imperiale di Morales è stata presentata alla stampa dal neo ministro dell'Informazione, Roxana Lizárraga, e occupa due piani, il 23esimo e 24esimo della Casa Grande del Popolo, uno degli edifici simbolo dello sfarzo senza limiti di Evo. 120 metri d'altezza (il più alto di La Paz) tutta in vetro, con piste di atterraggio per elicotteri sul tetto e pareti decorate da immagini della tradizione indigena e da murales che raffigurano operai al lavoro. Peccato solo che dall'agosto 2018, quando la «Casa del Popolo» fu inaugurata, il popolo (quello che guadagna una miseria in Bolivia, il 40% vive in povertà) non potesse entrare nella suite su due piani di Morales, oltre mille metri quadrati a piano. Anzi, il popolo non ne conosceva neanche l'esistenza visto che a svelarla è stata proprio ieri Roxana Lizáraga, in anteprima mondiale. «Sembra l'abitazione di uno sceicco arabo - ha detto il ministro, aggiungendo - lo spreco di denaro che è stato fatto per la costruzione di questo palazzo è davvero un insulto per tutti i boliviani». Quasi 40 milioni di euro, infatti, il costo per consentire al socialista Morales di «riposare meglio», con all'interno una fornitissima e costosissima collezione di alcolici. Il governo della presidente ad interim Jeanine Áñez - che ieri ha risposto ad Evo che vuole tornare per «pacificare» che «non ci sono problemi, può farlo» - ha annunciato che presenterà una denuncia per furto visto che prima di fuggire in Messico via Chapare gli uomini della sua sicurezza hanno portato via oltre a documentazione top secret tutte le decorazioni e le suppellettili, molte dei quali regali fatti all'Evo dei tempi d'oro da altri presidenti e di proprietà dello Stato. Rimasti solo alcuni soldi in contanti, un letto di tre metri, una jacuzzi e una palestra.

Il «povero indio» Evo - così lo presenta la sinistra mondiale - «è in realtà miliardario - ha svelato ieri il giornalista peruviano Jaime Bayly - grazie alla vendita a 2.500 dollari al kg di tonnellate di coca prodotte nel Chapare al Cartello di Sinaloa».

Tutto da dimostrare ma di certo c'è che quando nel 2012 la Corte dei conti boliviana divulgò che l'ammontare dei beni del presidente della Bolivia era misteriosamente quadruplicato in pochi anni, chiedendogli di dimostrare il suo subitaneo arricchimento Evo rispose con la «faccia di bronzo» dei socialisti del secolo XXI: «Che responsabilità ho io se il popolo continua a regalarmi ponchos da 200 dollari l'uno?».

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