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Casaleggio, l'uomo delle password: così controlla Movimento e governo

Possiede i dati di accesso delle piattaforme del partito e della sua cassaforte I suoi fedelissimi, ex dipendenti dell'associazione, ora piazzati nelle istituzioni

Casaleggio, l'uomo delle password:  così controlla Movimento  e governo

Roma - Alle 10,30 di ieri il «privato cittadino», il «tecnico» Casaleggio sentenzia che «il Garante della privacy non può essere un capogruppo del Pd». All'ora di pranzo quella frase diventa un parere del vicepresidente del Consiglio. «Antonello Soro è un politico del Pd» ripete Luigi Di Maio, che ordina: «Sarà sostituito come garante della privacy». Non male per un privato cittadino.

Non si dà pace Davide Casaleggio, è pronto a esporsi in prima persona. Non è solo per la multa da 50.000 euro (è metà di quanto l'Associazione Rousseau incassa in un solo mese dai parlamentari M5s). Il provvedimento del Garante dà fastidio perché mette a nudo la situazione di congenito conflitto di interessi cui il MoVimento soggiace. Nella galassia che ruota attorno a Davide Casaleggio il quale, messo da parte Beppe Grillo, rimane l'unico vero padrone della macchina politico-economica a 5 Stelle, non eletto e con garanzia di inamovibilità, il partito politico M5s è un'appendice necessaria, almeno finché non sarà coronato il sogno di papà Gianroberto di eliminare il Parlamento. Le chiavi del sistema sono tutte in mano a Davide Casaleggio, alla società Casaleggio associati, e alle due associazioni che lui domina incontrastato: l'associazione Rousseau, che gestisce l'infrastruttura informatica, e l'Associazione Gianroberto Casaleggio, la macchina del networking che mette in contatto politici e aziende. E non solo le chiavi: Casaleggio ha, letteralmente, le password di tutto il sistema. È un aspetto confermato dagli ispettori del Garante e riportato in un passaggio del provvedimento che infligge la multa all'Associazione: «Nella documentazione pervenuta a seguito dell'attività ispettiva è stata rilevata la condivisione di credenziali di autenticazione assegnate a incaricati dotati di elevati privilegi per la gestione delle piattaforme applicative a supporto dei siti www.movimento5stelle.it e rousseau.movimento5stelle.it». Tradotto dai tecnicismi, significa che il sito di voto elettronico Rousseau e il sito ufficiale del primo partito politico d'Italia sono gestiti dai rispettivi amministratori tecnici da uomini di Casaleggio che si scambiano le password.

L'associazione Rousseau del resto è un circolo ristrettissimo, dominato da Casaleggio grazie a un atto notarile da 300 euro che, come spiegano Nicola Biondo e Marco Canestrari nel libro inchiesta Il sistema Casaleggio, l'ha costituita creando un nodo di controllo di tutta la macchina grillina. Nella legge cosiddetta Spazzacorrotti, era anche stata inserita una norma secondo cui «Un partito o movimento politico può essere collegato ad una sola fondazione o ad una associazione». Un modo per blindare la posizione del capo azienda: per legge nessuno avrebbe potuto costituire un'altra associazione e scalzare Rousseau. La norma saltò dopo la denuncia di Biondo e Canestrari.

Il ruolo di Casaleggio resta comunque solido e difficilmente attaccabile, nonostante non sia mai stato sottoposto a nessun voto, né nelle urne, e neppure sulla piattaforma Rousseau. Non solo per le norme interne che lo blindano. Ma anche perché «l'uomo delle password» ha piazzato suoi uomini, alcuni dei quali suoi ex dipendenti, in tutti i gangli che contano: prima quelli del partito, ora anche in quelli istituzionali. Alcuni esempi dal già citato libro: «Pietro Dettori, ex dipendente di Casaleggio Associati e socio dell'Associazione Rousseau, è nello staff di Palazzo Chigi, proprio come l'ex collega nell'azienda milanese Dario Adamo. Massimo Bugani (nella foto), socio di Rousseau, è vicesegretario particolare di Luigi Di Maio.

Cristina Belotti, ex dipendente di Casaleggio Associati, ex capo della comunicazione a Bruxelles del MoVimento, adesso è nello staff del ministro Di Maio».

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