Politica

Casaleggio spegne il dissenso dei grillini spolpati dalla Lega

L'ala "movimentista" dei Cinque Stelle resta in silenzio. Nogarin cancella il post polemico e Fico sta col governo

Casaleggio spegne il dissenso dei grillini spolpati dalla Lega

Spolpati dalla Lega, a rimorchio di Salvini, risucchiati a destra: la vicenda Aquarius, con la sua non casuale coincidenza con la tornata elettorale delle Comunali, mette sotto i riflettori le difficoltà dei Cinque Stelle.

Neppure il tempo di assaporare il trionfale ingresso nella stanza dei bottoni (sia pure per interposto Conte), che si ritrovano nelle peste. Matteo Salvini si prende tutta la scena (e i voti), impone al governo e all'invisibile premier la linea dura sui migranti, occupa ogni spazio mediatico con dirette Facebook e tv di stampo orbaniano. E il suo pari-grado Luigi Di Maio, in teoria leader dei Cinque Stelle, che sorride fisso al suo fianco, finisce per sembrare il paggio del capo del Carroccio. Strano capovolgimento: con il doppio dei voti leghisti, con la presidenza del Consiglio e i ministri principali, il Movimento avrebbe dovuto essere la forza trainante del governo e Salvini l'ufficialetto di complemento. Invece è il contrario, e la linea del governo su temi caldissimi come immigrazione e rapporti con l'Europa la detta Salvini, con i ministri grillini che si limitano a fare sì con la testa.

Il malessere dei Cinque Stelle ribolle come una pentola a pressione. Col tappo ben chiuso, però: dietro le quinte si levano proteste e grida di dolore, le chat dei parlamentari sono piene di sfoghi esasperati contro un'alleanza che «ci sta biodegradando», le anime terzomondiste e gruppettare del partito si confidano atroci sofferenze nel constatare che il loro governo viene applaudito dalla Le Pen. Qualche crepa trapela, per un attimo: la senatrice Nugnes difende i migranti, il sindaco di Livorno Nogarin pubblica un post dissidente, invitando la nave Aquarius ad approdare nel suo porto e facendo sapere di averne già parlato col ministro Toninelli (e non con Di Maio): «Capisco - scrive Nogarin - che si voglia dare un segnale all'Europa, ma questo braccio di ferro con Bruxelles non può essere fatto sulla pelle di centinaia di uomini, donne e bambini. Se voltiamo la testa dall'altra parte e smettiamo di essere umani finiamo per non essere diversi dagli scafisti». Parole di fuoco, in rotta di collisione col pieno avallo dato da Conte e Di Maio a Salvini. Ma il fiero dissenso di Nogarin dura 20 minuti: il tempo che, dalla Casaleggio, si accorgano del post e diano istruzione di toglierlo. «Era una posizione personale, non volevo creare problemi al governo», si giustifica lui dopo averlo fatto sparire. E Toninelli spiega che i migranti, sulla Aquarius, ci stanno benone. Non va meglio a chi, da sinistra, si appella a Roberto Fico, descritto dai retroscena dei giornali come il fiero e tormentato leader dell'ala movimentista del partito, contrario alla svolta orbaniana sui migranti. Il Pd (che punta sullo scontro interno Lega-M5s) lo incalza, i giornalisti sono tutti a rincorrerlo col microfono e a pendere dalle sue labbra in attesa di un segnale di guerra. Che non arriva: il presidente della Camera, in missione (altamente significativa, sottolineavano gli stessi retroscena) in Calabria per incontrare i braccianti immigrati colleghi di Soumayla Sacko, barbaramente assassinato. Ma Fico non dissente, anzi dà ragione al governo: «È molto importante che la Ue prenda atto che l'Italia non può gestire da sola la situazione», dice. Il dissenso grillino resta sotto al tappo, e il perché è chiaro: la Casaleggio non vuole problemi, proprio ora che ci sono da fare le nomine e da cimentarsi con il potere reale. E se questo vuol dire sacrificare un po' di voti e lasciare spazio a Salvini, pazienza.

Fico, Nogarin e compagni sono avvertiti, e se non gli sta bene possono tornare a fare quel che facevano prima: prospettiva poco allettante.

Commenti