Politica

La cascata fa troppo rumore Multato il sindaco di Bellano

L'incredibile vicenda dopo la denuncia di un cittadino. Ma il borgomastro rifiuta la sanzione e contrattacca: «Non pagheremo, l'acqua è della Regione»

Il luogo è di manzoniana memoria. Ma oggi la ribalta gli tocca per una vicenda ai limiti del surreale. Accade sulla sponda lecchese del lago di Como, dove «tra due catene non interrotte di monti» sorge Bellano, paesino di 3000 e rotte anime. E dove una di queste, una sorta di «Innominato» è riuscita a scatenare un putiferio degno di Don Rodrigo. Al centro del contendere, nessun matrimonio, ma anche in questo caso c'è qualcosa che non «s'ha da fare». O meglio da non sentire: il rumore dell'acqua che precipita da un orrido. Incredibile ma vero, una cascata naturale disturberebbe la quiete dei residenti. Ragione per cui il sindaco è stato multato. I salti d'acqua fra i canyon di rocce all'interno dell'oasi protetta dell'Orrido, uno spettacolo che attira ogni anno migliaia di turisti, sono finiti nel mirino dei controlli dell'Arpa, l'agenzia regionale per la protezione dell'ambiente. Le ispezioni e misurazioni acustiche dei tecnici sono scattate dopo la denuncia di un residente che lamentava un frastuono divenuto- a suo dire- insopportabile per l'abbondanza di acqua causata dall'estate piovosa. E pignolosissimi esperti gli hanno dato ragione. Dunque, quale soluzione? Il Comune dovrebbe pagare una multa di 1.032 euro. Una beffa, dal sapor buracratese, che il borgomastro Roberto Santalucia, non intende subire. Lui ha già fatto sapere che non scucirà un soldo.

Ma si sa come vanno queste cose in Italia. Tra leggi, ordinanze, regolamenti, codicilli e confusioni varie ora si è creato anche un assurdo paradosso «istituzionale». «Ho ricevuto la multa - racconta infatti Santalucia a «la Repubblica» - e una lettera dove Arpa mi dava due alternative: pagare oppure preparare degli scritti difensivi. Scritti che, però, avrei dovuto presentare a me stesso, poiché sono l'autorità competente in materia».

Secondo i termimi di legge, dunque, il primo cittadino avrebbe dovuto leggere i propri documenti e decidere se autorizzare l'ammenda oppure optare per il «non luogo a procedere», di fatto annullandosi, nel pieno rispetto delle regole, ogni onere. Insomma il «colpevole» che si autogiudica e si autoassolve.

Santalucia, tuttavia, ha scelto un'altra strada, più perigliosa ma anche più corretta. Ovvero ha chiesto ad Arpa di ritirare il provvedimento visto che la responsabilità di rumorosi salti d'acqua non sarebbe del Comune. «La disposizione - puntualizza infatti il sindaco - è sbagliata nel merito: il proprietario della cascata è la Regione e a controllare l'acqua è una società idroelettrica privata e non il Comune. Inoltre la quantità d'acqua rilasciata è stabilita dalla Regione. E poi c'è un errore di metodo, gli Enti dovrebbero collaborare tra loro per arrivare a una soluzione, non sanzionare senza un confronto reciproco». Il paese intanto si è diviso. Tra gli anti-rumore (soprattutto chi abita nelle vicinanze della cascata), e i favorevoli (soprattutto i commercianti che guadagnano sul turismo).

Il primi sostengono: «Con le finestre aperte non riusciamo nemmeno a sentire la televisione»; il secondi affermano: «La vista della cascata è uno spettacolo meraviglioso. Un dono della natura che occorre tutelare.

Il rumore? Un valore aggiunto».

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