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Caschi rotti e divise logore: "Per loro siamo come bestie"

Da Ventimiglia a Catanzaro, i poliziotti gestiscono i profughi in condizioni inumane: «È insopportabile»

Caschi rotti e divise logore: "Per loro siamo come bestie"

Quando arrivano qui a Ventimiglia significa che sono in viaggio già da almeno un mese. Lampedusa, Cagliari, Reggio Calabria, Vibo Valentia: dopo l'identificazione, i migranti vengono trasferiti nelle città e nei luoghi di destinazione, in attesa che la richiesta di asilo venga accolta oppure di essere rispediti in patria per mancanza dei requisiti.

Ma nel frattempo molti scappano dai Cie, dai Cara o dagli hotspot e con qualche soldo in tasca, ma senza documenti, salgono su treni diretti al nord o su bus di linea per cercare di raggiungere il confine con la Francia. Questo è il loro obiettivo e ogni giorno è la stessa tiritera. A correre dietro agli immigrati che arrivano a migliaia sulle nostre coste, ci pensano polizia, carabinieri e guardia di finanza. Forze dell'ordine che non hanno né uomini sufficienti né mezzi adeguati per fronteggiare una simile, gigantesca, emergenza. Da Como a Milano, da Bologna a Firenze, da Arezzo a Roma, da Trieste a Torino, ogni giorno partono scorte di 25 poliziotti, verso Brindisi, al seguito di centinaia di profughi irregolari arrivati di nascosto a Ventimiglia.

Quotidianamente tremila uomini vengono dirottati sulla gestione degli sbarchi o dei rimpatrii. Uomini che vengono, dunque, sganciati dalla ordinaria gestione della sicurezza delle città e che lavorano in condizioni limite anche per 24 ore consecutive, con straordinari infiniti e riposi saltuari.

Le carenze strutturali sono disastrose. In tutto mancano qualcosa come 40mila unità, 20mila persone solo in polizia. Molti mezzi sono fermi ai depositi perché non ci sono soldi per farli riparare o perché hanno fatto più di 300mila chilometri e le gomme sono finite ma non possono essere cambiate. Le divise sono logore e i giubbotti antiproiettile vengono spesso usati oltre la loro data di scadenza e i caschi sono inidonei. L'interno è vecchio e logorato, brandelli di gommapiuma escono fuori e una fastidiosa polverina non fa respirare. Caschi utilizzati per anni, inadeguati oltre che pericolosi. «In questo modo non solo non si garantisce la sicurezza degli agenti - denunciano Giuseppe Brugnano, segretario generale del Coisp (Sindacato indipendente di polizia) Calabria, e Rocco Morelli, segretario provinciale organizzativo di Catanzaro - ma si mette in discussione persino l'igiene per il servizio e la salute dei poliziotti. Questa è un'assoluta mancanza di rispetto da parte dell'amministrazione nei confronti degli operatori che già sono costretti a fare i conti con stipendi da fame e assoluta mancanza di mezzi e tutele. Per loro siamo come delle bestie da usare».

Il tutto senza alcuna sicurezza sanitaria. Ridicole mascherine e guantini in lattice per coordinare gli sbarchi di migliaia di profughi affetti da svariate malattie: tubercolosi, scabbia, meningite. Molti agenti si sono, infatti, ammalati in quanto ai migranti vengono svolte superficiali visite mediche di pochi istanti che non servono a niente.

Il Coisp replica al ministro dell'Interno Angelino Alfano denunciando una situazione da tempo «insopportabile» non solo a Ventimiglia, bensì in tante altre regioni d'Italia. «Penso alla Sardegna, alla Calabria, alla Sicilia soprattutto. Regioni che sembrano terre di nessuno - dice il segretario generale del Coisp, Franco Maccari -.

I nostri servizi collegati all'immigrazione sono al limite della follia, e non c'è lavoratore in questo Paese che sosterrebbe un tale carico di lavoro a queste condizioni se non mosso dal vero eroismo, dall'umanità, dal senso di solidarietà e del dovere che contraddistingue gli appartenenti alle forze dell'ordine».

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