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Case gratis, pressioni, favori Così è finito in carcere il braccio destro della Raggi

Marra nei guai per i rapporti col costruttore Scarpellini I pm: «Spiccata pericolosità, aveva la fiducia del sindaco»

Case gratis, pressioni, favori Così è finito in carcere il braccio destro della Raggi

Roma Una deflagrazione da supernova scuote alle fondamenta la giunta capitolina di Virginia Raggi, che dopo aver difeso contro tutto e tutti il suo ex vice capo di gabinetto Raffaele Marra, poi messo a capo delle risorse umane, se lo ritrova in manette, arrestato per corruzione.

Una doccia più che fredda per la prima cittadina. Marra, il cui nome è già sparito ieri pomeriggio dall'organigramma del sito web del suo dipartimento, è accusato di essersi fatto finanziare l'acquisto di casa dal costruttore Sergio Scarpellini, che avrebbe sborsato 367mila euro per l'appartamento di Prati Fiscali del fedelissimo della sindaca. Il gip Maria Paola Tomaselli ritiene che le regalie fatte negli anni da Scarpellini a Marra si spiegano soltanto in una logica corruttiva, visto che il gruppo del costruttore ha convenzioni urbanistiche milionarie con l'amministrazione romana «che richiedono l'emanazione di provvedimenti amministrativi da parte sia del Comune di Roma sia della Regione Lazio», realtà nelle quali Marra ha avuto posizioni dirigenziali negli anni presi in esame dagli inquirenti. Ma l'ex vice capo di gabinetto è stato anche intercettato a fine giugno scorso mentre chiede all'imprenditore, tramite una collaboratrice, di intercedere a suo favore sull'editore del Messaggero Gaetano Caltagirone «affinché lo sostenga mediaticamente per evitare la rimozione dall'incarico». Mettendo sull'altro piatto della bilancia se stesso e la garanzia di essere «a disposizione». L'ordinanza di arresto, poi, riserva l'ultimo schiaffo per la prima cittadina, visto che il gip rimarca l'«indubbia fiducia» concessa dalla Raggi a Marra come prova del potere ancora esercitato dal braccio destro della sindaca, descritto come uomo di «spiccata pericolosità sociale».

SCONTI IMMOBILIARI E CASE IN OMAGGIO

Un capitolo rilevante delle accuse a Marra gira intorno a due immobili. Uno a Prati Fiscali, intestato alla moglie, Chiara Perico, ma dove vive l'ex vice capo di gabinetto della Raggi. E l'altro all'Eur, in via Moravia. Il primo è «frutto di una regalia» di Scarpellini - scrive tout court il gip - «in favore del pubblico funzionario», nel 2013. In pratica l'appartamento viene comprato a 367mila euro con due assegni circolari, entrambi emessi dal conto corrente del costruttore. La seconda casa è un superattico con sconto degno di un black friday anche se il rogito avviene di mercoledì. L'appartamento passa di mano per 728mila euro, circa mezzo milione in meno del prezzo di mercato, visto che un altro, identico, sullo stesso pianerottolo, era stato venduto un anno prima a 1,2 milioni di euro. Inoltre Marra sborsa di tasca sua solo 328mila euro, perché contestualmente vende a Scarpellini un'altra casa per 400mila euro. Casa che poi il costruttore riuscirà a vendere, l'anno dopo, per un prezzo inferiore (380mila euro), annotano gli inquirenti. Che sulla natura dei «favori» hanno pochi dubbi. C'è un «nesso sinallagmatico» tra le «utilità conferite» dal costruttore e «le funzioni svolte dal Marra, talune in settori sensibili» per Scarpellini: per esempio, alla firma del preliminare dell'attico superscontato, il funzionario era a capo del dipartimento Casa e Patrimonio del Campidoglio.

SPUNTA LA BANDA DELLA MAGLIANA

È indagando su er Gnappa che i magistrati romani sono inciampati nella vicenda del maxi sconto sull'appartamento venduto a Marra da Scarpellini e delle relazioni «pericolose» tra i due, dove il primo avrebbe «asservito la sua funzione pubblica agli interessi privati dell'immobiliarista». Er Gnappa è il soprannome di Manlio Vitale, un noto pregiudicato romano ritenuto dai pm un esponente di spicco della Banda della Magliana. È la sua ex compagna, Caterina Esposito Carbone, a raccontare ai magistrati di aver più volte accompagnato Vitale dalle parti del Senato, dove andava ogni giovedì per ricevere del denaro da una persona. I pm, ipotizzando un'estorsione nei confronti di Scarpellini, mettono sotto controllo il telefono del costruttore e quello della sua collaboratrice, Ginevra Lavarello, e scoprono i suoi rapporti con Marra. Dal tono delle telefonate tra Scarpellini e Marra, visto il ruolo pubblico da questi ricoperto, i magistrati capiscono subito che è necessario approfondire.

«IO STO A DISPOSIZIONE»

Lo scorso giugno Marra è stato appena nominato vice capo di gabinetto del Comune di Roma dalla Raggi. Il funzionario è preoccupato per la campagna stampa a lui ostile, teme d'essere rimosso. Così telefona alla Lavarello per sollecitare l'intervento di Scarpellini nei confronti di Calta, Gaetano Caltagione, e ottenere dai giornali dell'editore romano un sostegno mediatico. Il funzionario teme che per gli attacchi potrebbe perdere la poltrona: «Dall'uomo più potente - dice - in tre giorni divento l'ultimo dei coglioni». In cambio dell'aiuto, ricorda d'essere pronto a rispondere alle esigenze di Scarpellini: «Eh, io sto a disposizione...lui lo sa».

MARRA DETTA LA LINEA

Alla collaboratrice di Scarpellini il funzionario del Comune spiega anche come fare per convincere Caltagirone, i cui giornali non sono mai stati teneri con i Cinque Stelle e con la sindaca, dettando una strategia compatibile con la linea editoriale e con i suoi obiettivi: «Ma come adesso lo avete nominato e ora che fate, allora vuol dire che comandano quelli di Milano, comandano quelli di Torino, allora questo non conta un cazzo, cioè fate risultare che se mi sposta è un danno enorme alla sua credibilità, alla sua immagine».

IL «PACCO» DI SCARPELLINI

Il costruttore non ci pensa proprio a chiamare Caltagirone e la collaboratrice gli suggerisce una versione di comodo da fornire a Marra: «Gli dico che tu lo hai cercato e che lui ancora non ti aveva richiamato. Tanto se poi domani lo defenestrano... finito. Cioè... finito così. Ok?».

Scarpellini è d'accordo: «Ok amore, tranquilla».

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