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Le case tolte ai mafiosi? Abbandonate dallo Stato La polizia: "Datele a noi"

Per legge gli uomini delle forze dell'ordine hanno la priorità. Migliaia gli alloggi lasciati inutilizzati o occupati da abusivi

Le case tolte ai mafiosi? Abbandonate dallo Stato La polizia: "Datele a noi"

Migliaia di case confiscate alle mafie, ma nessuna assegnata ai poliziotti. Anche se la legge lo prevede. E a Palermo, dinanzi alla sede dell'Agenzia ai Beni confiscati e sequestrati alla mafia, il sindacato di polizia Consap e la cooperativa di poliziotti «Cops» ha inscenato ieri un sit-in di protesta.

Sono almeno dodicimila tra appartamenti, ville e aziende varie sparse per lo Stivale i beni confiscati ai clan ma solo in parte assegnati, secondo una stima del sindacato di polizia Consap. Un patrimonio immobiliare ingente. Case che comportano per lo Stato spese di manutenzione e di gestione (ad esempio le quote condominiali) e che invece, se vendute o affittate, potrebbero rappresentare un introito non indifferente. Nella sola Palermo, ad esempio, ci sono - secondo il sindacato di polizia - 3mila appartamenti disponibili non utilizzati. Il loro valore medio va dai 100-150mila euro al mezzo milione di euro.

Da tempo i poliziotti chiedono l'applicazione della legge numero 159 del 2011, il cosiddetto «Codice antimafia» che, all'articolo 48, prevede che il personale delle forze Armate e delle forze di polizia possa costituire cooperative edilizie alle quali è riconosciuto il diritto di opzione prioritaria sull'acquisto dei beni destinati alla vendita. I poliziotti palermitani si sono, quindi, costituiti in cooperativa, la «Cops Srl», per acquistare i beni confiscati e potere beneficiare di un diritto previsto dalla legge che attesta il costo dell'immobile al 50 per cento del valore catastale per questo genere di cooperative. Ma non hanno ancora potuto comprare casa. Col risultato che molti alloggi restano chiusi, e alcuni vengono occupati abusivamente. Tra gli occupanti illegali c'è persino un poliziotto. Doveva sostenere spese ingenti per il figlio malato e fare da spola da Palermo a Milano. Così, per avere un tetto sulla testa, ha deciso di occupare un appartamento.

«Eppure - rileva Igor Gelarda, dirigente nazionale della Consap - il direttore dell'Agenzia nazionale per l'Amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati, Umberto Postiglione, ha parlato di immobili fermi perché nessuno li vuole, mentre la gente va a occupare le case perché ne ha bisogno». Affermazioni che hanno innescato la scintilla della protesta culminata con un corteo.

Ecco come funziona o dovrebbe funzionare: l'Agenzia consegna i beni confiscati a enti e istituzioni per finalità pubbliche o sociali. Il bene non utilizzato dovrebbe tornare all'Agenzia e potrebbe essere venduto. Per la Consap è utilizzato solo il 50% di questi immobili. «La Questura di Palermo su 50 alloggi assegnati - denuncia Domenico Milazza, segretario provinciale Consap Palermo - ne utilizza solo 20». Ma, a fronte delle abitazioni chiuse, un poliziotto in graduatoria da 14 anni si è visto assegnare l'alloggio solo dopo che il collega che ci abitava è dovuto uscire di casa.

«Migliaia di alloggi che costano tanto allo Stato e non sono assegnati rappresentano una sconfitta nella storia della lotta alla mafia - dice Gelarda -. Chi più dei poliziotti, che hanno pagato con tributi di sangue la lotta alla mafia, avrebbero diritto a questi appartamenti? Molte famiglie di poliziotti, a causa della crisi, sono in difficoltà economiche. Qualcuna è costretta a rivolgersi alla Caritas. Una soluzione al problema degli alloggi darebbe una grossa mano alle famiglie in difficoltà».

Ieri i poliziotti sono stati ricevuti da un funzionario dell'Agenzia. «Ci ha garantito un incontro con i vertici - dice Milazza -.

Era ora».

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