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Caso scontrini, il gup su Marino: "Ci fu superficialità ma non reati"

L'ex sindaco di Roma è stato assolto dall'accusa di peculato e falso in relazione alle cene pagate con la carta di credito istituzionale

Caso scontrini, il gup su Marino: "Ci fu superficialità ma non reati"

A tre mesi dalla sentenza di assoluzione dell'ex sindaco di Roma Ignazio Marino, accusato di peculato e falso in relazione alle cene pagate con la carta di credito istituzionale, sono state depositate le motivazioni.

Scrive il gup Pierluigi Balestrieri: "Appare evidente che eventuali errori, imprecisioni e/o discrasie afferenti alle dichiarazioni giustificative non sono suscettibili di rivestire alcuna rilevanza in questa sede penalistica, potendo tutt'al più costituire indice di un sistema organizzativo improntato, soprattutto nella prima fase, a imprecisione e superficialità".

"In altri termini- si legge ancora nelle motivazioni- tenuto conto del modello ricostruttivo adottato dallo staff del Marino in vista della predisposizione dei giustificativi relativi alle cene da questi offerte con la carta di credito non sembra consentito attribuire a detti giustificativi alcuna valenza probatoria in funzione dell'accertamento della finalità eventualmente privatistica perseguita dal medesimo".

Inoltre secondo il magistrato, dai giustificativi in questione non si può desumere "l'evidenza di una spesa compiuta per fini non istituzionali, trattandosi, per I'appunto, di dichiarazioni approssimative e intempestive, e dunque connotate da inevitabili errori, imprecisioni e/o discrasie".

In una nota congiunta Enzo Musco e Franco Moretti, avvocati difensori di Marino, hanno commentato la sentenza: "La lettura delle motivazioni depositate dal gup di Roma, dott. Pierluigi Balestrieri, ha confermato quanto da noi sostenuto sin dall'inizio e cioè che il prof. Marino non ha mai utilizzato risorse pubbliche per finalità private, ma semmai più volte si è verificato il contrario". E ancora: "L'onestà di Marino è stata dimostrata con abbondanza di argomenti e siamo pertanto pienamente soddisfatti".

Erano 56 le cene sospette, tra luglio del 2013 e giugno del 2015, per complessivi 12.700 euro pagati con la carta di credito in dotazione all'allora primo cittadino ma consumate, secondo gli inquirenti, "generalmente nei giorni festivi e prefestivi, con commensali di sua elezione, comunque la difformi della funzione di rappresentanza dell'ente".

I ristoranti preferiti dall'allora sindaco erano a Roma, ma anche in altre città come Milano, Genova, Firenze e Torino.

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