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Il caso Tranfa al Csm: il magistrato rischia sanzioni

Si può bloccare la pensione e vanno tutelati i colleghi del collegio. Nordio: "Ha violato le regole"

Il procuratore aggiunto di Venezia Carlo Nordio, ospite de "L'intervista"
Il procuratore aggiunto di Venezia Carlo Nordio, ospite de "L'intervista"

Roma - «Ha violato clamorosamente ogni regola deontologica e ordinamentale», dice il procuratore aggiunto di Venezia Carlo Nordio. La clamorosa decisione di Enrico Tranfa di lasciare la magistratura perché non condivide l'assoluzione di Silvio Berlusconi nel processo Ruby da parte dello stesso collegio che presiedeva, fa infuriare molti dei suoi colleghi. E anche il Csm valuta quali sono gli spazi per intervenire sull'accaduto. Con un'azione disciplinare, visto che le dimissioni ancora non sono effettive? Con una pratica a tutela degli altri due componenti del collegio?

Dopo la critica pesante del presidente della Corte d'appello di Milano Giovanni Canzio, che ha sottolineato la violazione del segreto della camera di consiglio; dopo quella del procuratore di Torino Armando Spataro, leader storico della corrente di sinistra Movimento per la giustizia, che ha chiesto a Tranfa di «spiegare a voce alta le ragioni del suo dissenso», arriva il giudizio severo di Nordio. Si dice «incredulo» per la notizia diffusa dai giornali, non smentita dall'interessato. «Un magistrato - spiega - non può dimettersi per le ragioni attribuite. Il pm può e deve dimettersi quando è costretto ad applicare una legge che confligge con la sua coscienza. Ma nel caso concreto la vicenda è diversa». L'aggiunto veneziano dice che «nel momento in cui si fa parte di un collegio si accetta il principio di essere messo in minoranza: la legge consente l'opinione dissenziente, che va messa in busta chiusa e sigillata, non consente di dare le dimissioni per opinioni che non convergono con i colleghi del collegio di cui fai parte». Nordio parla di «gesto improprio», di «enormità» dell'accaduto. Un fatto, sottolinea, che «metterà in grande difficoltà gli altri colleghi che hanno fatto il loro dovere, perchè la decisione collegiale, proprio perchè è tale, deve essere unitaria».

Sono i due giudici a latere , Alberto Puccinelli e Concetta Lo Curto, a cui Canzio, Spataro e tanti altri in queste ore esprimono solidarietà. In loro difesa potrebbe intervenire il Csm, con una pratica a tutela disposta dal Comitato di presidenza, guidato da Giovanni Legnini. Alcuni laici e togati si preparano a porre la questione oggi a Palazzo de' Marescialli, magari nella commissione competente, la Settima. E si potrebbe chiedere una relazione sui fatti a Canzio e a Tranfa. Non è tutto.

L'interessato ha chiesto di lasciare la toga con 15 mesi d'anticipo: a 69 anni aveva la possibilità di rimanere al suo posto fino al dicembre 2015, per la deroga concessa ai più anziani dalla riforma che riporta il limite da 75 a 70 anni. L'entità di pensione e liquidazione per il magistrato sarà sempre la stessa.

Ma ora tecnicamente è ancora in servizio, finché il Csm non avrà completato le pratiche e il ministro della Giustizia Andrea Orlando non avrà firmato il decreto ministeriale su di lui. Potrebbero passa un mese o due. Intanto, ministro o Pg della Cassazione potrebbero aprire un'azione disciplinare contro di lui, contestandogli di aver infranto il segreto della camera di consiglio (come al collega della Cassazione Antonio Esposito, con l'intervista sul Mattino, dopo la condanna Mediaset di Berlusconi) e di aver leso l'immagine della magistratura.

È difficile, ma in passato è stato già sospeso il passaggio alla pensione, malgrado l'età fosse maturata, per un'azione disciplinare pendente che potrebbe anche avere riflessi economici, come la perdita di anzianità.

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