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La casta dei porti fa naufragare 500 milioni

Consulenze d'oro e maxi buste paga, ecco quanto ci costano le autorità portuali

La casta dei porti fa naufragare 500 milioni

Patria di santi, poeti, navigatori e anche di presidenti delle autorità portuali. L'Italia è anche questo, un Paese che si inventa sempre mille modi per piazzare in un incarico prestigioso un politico senza poltrona o per elargire un po' di denaro ad amici e parenti con incarichi di collaborazioni, consulenze e spese di rappresentanza. È questa l'immagine che la Corte dei conti restituisce delle autorità portuali italiane e che ieri è stata messa in evidenza da La Notizia.

Basta esaminare i documenti per accorgersi che l'austerity vale per molti, ma non per tutti. Ad esempio, nel 2012 per gli organi di governo dell'Autorità portuale di Gioia Tauro sono stati spesi 434.695 euro dei quali ben 325mila euro andati a Giovanni Grimaldi, presidente dell'istituzione da 10 anni e recentemente confermato con una proroga di sei mesi come commissario. A proposito di commissari, più o meno tutti i porti ci sono passati (chi per vicende giudiziarie chi per impasse politica): Piergiorgio Massidda a Cagliari, Fedele Sanciu a Olbia, Enrico Maria Pujia ad Augusta e Sergio Prete a Taranto. A volte il commissariamento serve a prorogare, altre volte a «insediare» nell'incarico chi non ha le competenze giuste. Non è il caso di Pujia e di Prete, il primo è direttore del ministero dei Trasporti (capo segreteria di un viceministro del governo Prodi) e il secondo è un avvocato esperto della materia.

Sta di fatto che guidare un Authority portuale garantisce uno stipendio di circa 250mila euro annui (a volte un po' di più a volte un po' di meno). L'ex parlamentare Pd Lorenzo Forcieri alla Spezia ne ha guadagnati 236mila nel 2012 e per un breve periodo (nel quale è subentrato a Giovanna Melandri nella scorsa legislatura) ha ricoperto un doppio incarico. La collega Marina Monassi (264mila euro nel 2012) è al porto di Trieste con vari incarichi dal 1994 (intervallati da un quinquennio come direttore di Acegas, l'utility cittadina). Detto ancor più in breve, gli organi dirigenziali delle 24 autorità costano nel loro complesso circa 6 milioni di euro.

Ma perché tanto interesse della casta verso questi enti che dovrebbero occuparsi di ammodernare le infrastrutture? Perché hanno un budget di oltre 500 milioni di euro con il quale si possono fare felici schiere di clientes con posti di lavoro. Persino il Pd s'è lamentato che a Civitavecchia le assunzioni avvenivano a chiamata diretta. Ad esempio, a Catania nel 2012 se ne sono andati 200mila euro in consulenze. Taranto, nello stesso anno, ne ha spesi 221mila per spese promozionali. Uscite giustificate, per carità: è stata mantenuta una rappresentanza in Cina. Necessaria perché l'ampliamento del porto dipende dagli investimenti di due società locali: Evergreen e Hutchison. Peccato che la burocrazia dei Tribunali abbia bloccato i lavori e, se nel 2015 non si conclude, tutto il progetto può saltare.

Nel 2011 e nel 2012 l'autorità portuale di Palermo non ha nemmeno inviato alla Corte dei conti il dettaglio delle consulenze assegnate.

A Cagliari 140mila euro sono finiti nella controllata Zona Franca spa che, però, non è mai stata operativa.

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