Politica

La casta lavora un po' di più ma guadagna sempre troppo

Nonostante i tagli i parlamentari guadagnano 122 euro all'ora. Ben più di un dirigente d'azienda...

La casta lavora un po' di più ma guadagna sempre troppo

La casta lavora poco e guadagna molto? Una domanda che negli ultimi anni è stata al centro del dibattito politico con i cittadini sempre più convinti che i parlamentari “rubino” lo stipendio. C’è da dire, però, che negli ultimi anni vi è stata una piccola sforbiciata della busta paga che si è accompagnata a un aumento delle ore lavorative. Come evidenziato da La Stampa, nell’attuale XVII legislatura (giunta a poco più delle metà) le sedute sono state finora 563 con una media mensile di 16,1 riunioni e ognuna di esse è durata in media 5,4 ore. Tenendo conto che l’indennità mensile di un parlamentare è di 10 mila 675 euro lordi (circa 5246 euro netti) si può calcolare che abbia percepito 122 euro all’ora, escluso il tempo passato nelle commissioni e quello dedicato al territorio.

Una cifra ben superiore a qualsiasi altro lavoro “umile” come l’operaio, il farmacista o il parrucchiere “ma anche - sottolineano dalla studio commerciale, Roberto Begliomini - rispetto a quanto guadagna un impiegato amministrativo (7,27 euro l’ora) o un dirigente di azienda che mediamente porta a casa 195 euro lorde giornaliere”. Nella legislatura ’87-’92 i parlamentari percepivano un’indennità (rivalutata ad oggi) di 11.737 euro, quindi, 218 euro l’ora, cioè 96 euro in più rispetto ad oggi. Tra l’aprile del ’94 e il maggio del ’96, nel corso dei governi Berlusconi e Dini, le sedute d’aula sono state 13 al mese con una durata di appena tre ore. Risultato: 902 euro a seduta per circa 250 euro l’ora.

Secondo Pino Pisicchio, capogruppo del gruppo misto, “pr verificare in maniera omogenea i dati è indispensabile confrontare le sedute. Con la presidenza di Napolitano, ad esempio le sedute sono state 13,39 mentre con la presidenza Boldrini sono state 16,1. Di più: le ore di lavoro per seduta sono in questa legislatura 5,4 mentre nella XI erano 4,5”. Per il politologo Gianfranco Pasquino, “il tema non è solo quando lavorano – e comunque oggi i parlamentari lavorano molto di più rispetto agli anni della prima Repubblica – ma perché così spesso lavorano male. E questa non è colpa loro ma del fatto che chi dovrebbe organizzare il loro lavoro talvolta è inesperto”. Va, però, altresì ricordato che nelle ultime due legislature vi è una netta prevalenza delle iniziative del governo rispetto a quelle del Parlamento. L’esecutivo, infatti, è autore delle leggi approvate in una misura che oscilla tra l’80% (scorsa legislatura) e il 75% (attuale legislatura). È anche aumentato sensibilmente il ricorso al voto di fiducia: se nella XI legislatura se ne faceva uno solo una volta ogni 66 giorni (ma nella IX l’intervallo era di 69 giorni, nella XIII ogni 68, eccetera), oggi la media è di un voto di fiducia ogni ventotto giorni, e nella passata legislatura, addirittura, uno ogni 26 cioè quasi il doppio rispetto all’VIII.

Commenti