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Catalogna, guerra per lo spagnolo

Madrid lo impone a scuola. Oggi si utilizza solo il catalano

Catalogna, guerra per lo spagnolo

Madrid L'argomento è estremamente pericoloso per gli equilibri politici tra la Capital e Barcellona. Da solo potrebbe inasprire lo scontro sociale scatenato dalla questione dell'indipendenza catalana. Perché oltre alla fierezza di essere catalani, una parte dei sette milioni e mezzo di abitanti della Catalogna commissariata da Madrid dal novembre 2017 esprime l'orgoglio di «non essere spagnola» parlando il catalano nella vita professionale e sociale. E fin qui nessuno avrebbe da dire, perché Costituzione spagnola e Statuto catalano equiparano il catalano allo spagnolo.

Tuttavia nelle scuole pubbliche e private dell'obbligo catalane molto spesso l'insegnamento del catalano sostituisce quasi completamente lo spagnolo, lingua nazionale. Da anni lo denunciano al ministero dell'Istruzione, le famiglie di studenti sudamericani o provenienti da altre regioni spagnole: i loro figli, iscritti a istituti pubblici, sono discriminati, retrocessi in un'unica classe di compensazione dove, assieme a studenti di diverse età, in un anno devono imparare a scrivere e a parlare in catalano, pena l'esclusione dal circuito didattico. Alle elementari sono soltanto due le ore settimanali di spagnolo, alle medie tre e al liceo due.

Un metodo per integrare chi non parla il catalano che è illegale, ma è tollerato dalle istituzioni scolastiche locali. L'ha fatto notare Méndez de Vigo, ministro della Pubblica Educazione in Spagna e da quattro mesi anche consigliere per l'Insegnamento in Catalogna (a seguito dell'applicazione dell'articolo 155 della Costituzione). Il ministro, che ora si divide tra Madrid e Barcellona, ha dichiarato ieri a El País di studiare una formula per garantire alle famiglie di studenti non catalofoni di scegliere lo spagnolo come lingua veicolare e, quindi, di avere classi d'insegnamento nella lingua di Cervantes e non di Puigdemont.

Un'equiparazione delle due lingue che i due partiti nazionalisti Junts per Catalunya ed Erc hanno visto come un nuovo schiaffo di Madrid all'autonomia catalana, già quasi azzerata da quattro mesi di commissariamento e, soprattutto, da due mesi di non governo. Infatti, se le elezioni regionali del 21 dicembre 2017 hanno tracciato un quadro politico chiaro, con la maggioranza dei seggi ai tre partiti separatisti, il Parlament eletto non sa dare vita a una nuova Generalitat, impantanato nella suicida volontà di ricandidare (e rieleggere) presidente Puigdemont, scappato a Bruxelles per non finire in galera come il suo ex vice Oriol Junqueras.

Una situazione di stallo politico che non aiuta la Catalogna ad affrancarsi dal commissariamento che sta portando alla luce tutte le contraddizioni della Generalitat che, secondo l'esecutivo dei Popolari, attraverso le forze separatiste ha prodotto un pesante indottrinamento catalanista in molte scuole della comunità. Lo testimonia la sistematica, e silenziosa, esclusione dell'insegnamento della cultura spagnola a favore della catalana. A poche settimane dalla scadenza per le nuove iscrizioni all'anno scolastico 2018-2019, Madrid vuole restituire un equilibrio linguistico sempre violato. Nella prossima domanda ci dovranno essere tre opzioni linguistiche d'insegnamento da scegliere: spagnolo, catalano e occitano.

Una soluzione che non piace ai separatisti, già pronti allo scontro.

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